Dietrofront per i primi migranti trasferiti in Albania in base agli accordi tra il governo Meloni e Tirana.

Dopo i soccorsi, una nave della Marina li aveva portati non a Lampedusa o in altro porto italiano, bensì nei centri allestiti da Roma nel Paese balcanico. 

Quattro però erano stati subito “respinti”, due perché minori e due a causa di problemi di salute. Ora però torneranno nel nostro Paese anche gli altri dodici, dopo che il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento nel centro “italiano” per i rimpatri a Gjader.

Da quanto si apprende, partiranno domani dall'Albania su una nave – sempre della Marina militare – che approderà a Bari.

Per loro la decisione della sezione immigrazione del tribunale di Roma è arrivata in quanto «i due Paesi da cui provengono i migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia». E per i giudici lo stato di libertà potrà essere da loro riacquisito solo in Italia. Per questo dunque saranno riaccompagnati nel nostro Paese.

«Nutro rispetto per i giudici. Noi la battaglia la faremo all'interno dei meccanismi giudiziari. Battaglia nel senso di affermazione in punto di diritto internazionale europea e nazionale. Ricorreremo e arriveremo fino alla Cassazione», il commento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Che aggiunge: «Qui si nega il diritto del governo di attivare procedure accelerate: fare in un mese quello che altrimenti avviene in tre anni».

Meno diplomatica la premier Giorgia Meloni, secondo cui il governo avrebbe contro «parte delle istituzioni». 

Intanto, l’opposizione attacca, parlando di «fallimento della propaganda», mentre la segretaria del Pd Elly Schlein solleva il tema del possibile «danno erariale» procurato dalla falsa partenza dei centri per migranti dislocati in Albania. 

(Unioneonline)

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