Morto a Nassiriya, lo Stato nega la liquidazione ai familiari perché era un volontario.

E’ la storia di Matteo Vanzan, primo caporal maggiore dell’Esercito italiano. E’ morto il 17 maggio 2004, ad appena 22 anni, durante un combattimento a Nassiriya in Iraq.

A 17 anni di distanza lo Stato ha negato ha negato l’erogazione della liquidazione perché Vanzan era un “volontario in ferma breve”.

Il sito Vittime del Dovere ha sollevato il caso: “Matteo aveva svolto la leva obbligatoria nel corpo dei vigili del fuoco. Successivamente si era arruolato nell'Esercito, nel Reggimento dei Lagunari Serenissima, dove aveva maturato la decisione di essere volontariamente inviato a Nassiriya. Nel corso di uno scontro con dei miliziani ribelli, una granata di mortaio gli aveva reciso gravemente un'arteria femorale e dopo un disperato intervento chirurgico, il giovane Caporale spirava a causa delle gravi ferite riportate", si legge.

L’allora Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha conferito alla memoria di Vanzan la Croce d’onore riservata alle vittime del terrorismo. Una medaglia però non basta, e i genitori Lucia ed Enzo hanno chiesto all’Inps l’erogazione del Trattamento di fine servizio, un equivalente del Tfr per i dipendenti pubblici.

L’Inps lo ha negato perché "il militare, volontario in ferma breve all'epoca del decesso, non può essere considerato titolare di un rapporto di impiego e non ha perciò titolo all'erogazione del Tfs".

E ora la famiglia Vanzan sta intraprendendo una battaglia giudiziaria per chiedere la condanna dell’Inps al pagamento dell’emolumento.

(Unioneonline/L)

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