"Non ho nessuna cosa nella vita se non l'orgoglio di avere, per anni, inseguito un ideale e di aver fatto delle cose che mi davano una fortissima gratificazione, essere di aiuto a tante persone arrivate a Riace in fuga dalle guerre, dalla povertà".

Mimmo Lucano, all’indomani della condanna a 13 anni e due mesi di reclusione per la gestione dell’accoglienza migranti nella sua Riace, si commuove per tutta la solidarietà ricevuta. 

"La cosa che fa più male è pensare che le persone possano avere dei dubbi su di me. Non ho paura della pena", dice, “ho passato tutta la vita a rincorrere riscatti ideali". "Questi dubbi mi fanno male nell'anima – continua -. Non ho fatto questo per un secondo fine e lo dice anche l'accusa. Io mi sono speso fino in fondo".

L’ex sindaco di Riace ammette che non se lo aspettava. Credeva che sarebbe stato assolto anche se temeva quella richiesta formulata dall'accusa, sette anni e undici mesi. E invece i giudici hanno addirittura raddoppiato la condanna. L’accusa più pesante (le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni) è quella di associazione a delinquere: "Se sono colpevole - dice Lucano - dovevano mettere insieme a me anche il ministero degli Interni e la Prefettura di Reggio Calabria perché mi chiedevano numeri altissimi per un piccolo borgo ai quali dicevo sì per la mia missione. E lo Stato come mi ripaga? Dandomi 13 anni e 2 mesi".

Ma anche quella di peculato, cioè di essersi arricchito con i soldi pubblici: "La stessa Procura - spiega - ha detto 'no questo sindaco non aveva motivazioni economiche sul piano personale, però ha fatto distrazioni'. Ma qua sta l'essenza del modello Riace. Con i soldi facevamo anche integrazione. Non potevo accettare che l'accoglienza fosse unilaterale, che riguardasse solo i rifugiati. Ho pensato che doveva riguardare anche gli abitanti del luogo".

Luigi de Magistris e Mimmo Lucano (Ansa - Costantino)
Luigi de Magistris e Mimmo Lucano (Ansa - Costantino)
Luigi de Magistris e Mimmo Lucano (Ansa - Costantino)

LE REGIONALI – Lucano corre per un posto all'assemblea come capolista di "Un'altra Calabria è possibile" in tutte e tre le circoscrizioni a sostegno del candidato presidente alle regionali Luigi de Magistris, anche se la Commissione antimafia lo definisce un candidato “impresentabile” in base a quanto stabilito dal Codice di autoregolamentazione dei partiti e dalla legge Severino.

“Siamo più determinati che mai ad avere Lucano nella nostra lista – ha detto il sindaco di Napoli -. Ci unisce un legame umano, una fratellanza universale. Lucano è l'antitesi della 'ndrangheta. Forse l'unica sua colpa è essere troppo umano. Sarà sicuramente assolto in appello e comunque la condanna di Mimmo mi ha fatto male come ex magistrato e come sindaco”.

LA MANIFESTAZIONE – Oggi seicento persone sono giunte da ogni parte della Calabria per far sentire la loro vicinanza al "Villaggio globale", il simbolo del "modello Riace", dove, nel centro del paese, si trovano le botteghe artigiane aperte negli anni dai profughi giunti e rimasti in questo borgo collinare a 7 chilometri dal mare.

Anche se, dal momento dell’arresto di Lucano ai domiciliari, di migranti ne sono rimasti pochi. E’ andata via Becky Moses, la 26enne nigeriana morta il 27 gennaio 2018 in un rogo nella baraccopoli di San Ferdinando dove aveva trovato rifugio dopo essere stata costretta a lasciare Riace per la chiusura del progetto Cas. "Per due anni - dice Lucano alla platea che lo ascolta - ha vissuto a Riace ed era felice. E dove è andata? Nella baraccopoli, nel mondo degli invisibili dove ha incontrato la morte. Per 4 mesi i suoi resti sono rimasti nell'obitorio. Mi hanno chiamato e adesso è nel cimitero di Riace, l'unico luogo che ha tentato di darle dignità da viva e da morta".

(Unioneonline/D)

IL VIDEO:

© Riproduzione riservata