Meredith, la deposizione di Filomena'Amanda ha detto c'è qualcosa di strano'
La coinquilina italiana ha deposto per quattro ore. Il successivo confronto fra gli amici della Romanelli e l'ispettore della polizia postale non ha sciolto i dubbi. Il papà della Knox è certo che la figlia avrà un processo giusto.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Poche parole in inglese, "there is something strange", c'è qualcosa di strano, dette al telefono da Amanda Knox e riferite alla casa di via della Pergola, misero in allarme la sua coinquilina Filomena Romanelli. Il pensiero corse subito a Meredith Kercher, giovane inglese giunta in Italia "solo per studiare" e che abitava con loro, trovata morta poco dopo in camera sua. Era il 2 novembre del 2007 e quella mattinata è stata ricostruita oggi dalla Romanelli nel processo alla Knox e a Raffaele Sollecito, accusati del delitto.
LA DEPOSIZIONE. La giovane praticante legale ha deposto per quasi quattro ore. Ha spiegato che Meredith e Amanda all'inizio avevano "interessi in comune", poi però "coltivati singolarmente". Ha parlato della convivenza come di un normale "menage familiare" segnato talora da momenti di "conflitto" per i turni delle pulizie che "qualche volta Amanda non rispettò". Secondo la Romanelli, Mez "non aveva mai portato estranei in casa a parte due amiche inglesi", mentre la Knox qualche volta lo fece. "Meredith - ha riferito la giovane alla Corte - disse che non voleva legarsi ad alcuno ed era venuta qui solo per studiare. Non faceva tardi la sera e andava ogni giorno all'università. Era corteggiata da Giacomo Silenzi, un ragazzo (che abitava nell'appartamento sottostante) molto dolce". Del giorno in cui venne trovato il corpo, la Romanelli ha detto di essere stata avvisata verso le 12.15, da Amanda, "che c'era qualcosa di strano in casa". "Al telefono - ha proseguito - mi spiegò di aver trovato la porta aperta e di aver notato alcune macchie di sangue. "Vado da Raffaele e lo faccio venire" aggiunse. "Ma Meredith dov'è?" le chiesi e lei rispose "non lo so". Fu a quel punto che la giovane italiana provò a chiamare Mez sui telefoni, senza però ottenere risposta. Ha spiegato di essersi "turbata" ma di non avere pensato a qualcosa di grave fino al momento in cui apprese che la giovane non aveva con sè i cellulari ("da quello inglese non si separava mai" ha sottolineato). Ha ricostruito il momento in cui venne trovato il corpo (spiegando tra l'altro che subito dopo riuscì a riprendere in camera sua il pc portatile poi sequestrato) e i giorni successivi, nei quali Amanda le chiese "quando torniamo a vivere insieme?". La Romanelli ha ribadito che Meredith non teneva mai chiusa a chiave la porta della camera. Ha parlato di quando, alla fine di ottobre, la giovane disse, con Amanda in casa, che aveva i soldi per pagare l'affitto. Ha poi escluso che il coltello sequestrato in casa di Sollecito con le tracce di Dna dell'americana e della vittima appartenesse al corredo di via della Pergola così come di avere saputo che Meredith si era recata a pranzo dal giovane pugliese.
IL CONFRONTO CON GLI AMICI. L'udienza di oggi è stata segnata anche dal confronto tra due giovani amici della Romanelli e l'ispettore della polizia postale intervenuto sul presunto ingresso di quest'ultimo nella camera dove era il corpo. Ciascuno è rimasto sulle sue posizioni. Il poliziotto ha ribadito di non essere mai entrato, mentre i due giovani hanno confermato di averlo visto in quella stanza o di avere appreso da lui dell'ingresso. Amanda e Raffaele - che dal carcere sembra si siano scambiati qualche lettera per tenersi in contatto - hanno assistito in silenzio. Con papà Curt Knox ancora presente, "certo che la figlia avrà un giusto processo". E venerdì si torna in aula per ascoltare le amiche inglesi di Meredith.