"Non ci sono giustificazioni per quel che è successo, è gravissimo e tornando indietro non lo rifarei".

Martina Levato, condannata in via definitiva insieme al suo ex compagno Alexander Boettcher a 19 anni e 6 mesi di carcere per le aggressioni con l'acido, in un'intervista esclusiva al Tg2 ha lanciato un appello ai giudici affinché le diano la possibilità di mantenere i contatti con il figlio Achille (avuto da Boettcher) che è stato dato in affidamento.

Quello che ha fatto, ha detto l'ex studentessa della Bocconi, "in realtà è nato da una fragilità, di avere creduto in un amore malato. Chiedere aiuto è quel che ci può salvare e che io non sono riuscita a fare. Sono finita in un vicolo cieco".

"Quando è nato Achille - dice - mi ha fatto capire cosa era il vero amore per un figlio che è l'amore più bello. Io sono stata portata a partorire in un ospedale che non era quello a cui ero destinata. Mi hanno sedato in modo che non potessi nemmeno vedere la faccia di mio figlio appena nato. Nessuno mi rispondeva e un medico mi disse che c'era un decreto di adottabilità immediata".

"Non lo auguro a nessuno - ha concluso - non mi capacito di questa cosa. Ho chiesto ai giudici di mantenere anche un minimo contatto con Achille. Sono consapevole che devo scontare la mia carcerazione ma vorrebbe dire tanto. Non ho mai smesso di lottare per lui. Non l'ho mai abbandonato".

(Unioneonline/D)
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