L'assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera è stato ascoltato dai pm di Bergamo come "persona informata sui fatti" in merito alla mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca, quella che avrebbe dovuto isolare Nembro e Alzano Lombardo, i due comuni dove ai primi di marzo era stato individuato il secondo importante focolaio di coronavirus in Lombardia.

"Aspettavamo che si muovesse il governo", avrebbe detto Gallera in uno dei passaggi della deposizione resa agli inquirenti.

"Mi aspettavo che intervenisse l'esecutivo nei giorni della prima settimana di marzo, in pieno allarme. Quando già sembrava che la zona stesse per essere istituita, arrivò la decisione di Roma di trasmormare l'intera Lombardia e province di altre regioni in zona arancione".

L'assessore avrebbe dunque ribadito quanto già detto in alcune interviste, ovvero che la Regione non ha proceduto perché quando il 5 marzo sono arrivate le camionette dell'esercito era convinta procedesse il governo.

Tuttavia lo stesso Gallera a un mese dai fatti, dopo aver "approfondito" la questione, aveva ammesso che esisteva una legge che permetteva anche alla Regione di procedere con la creazione della zona rossa. Come del resto è stato fatto in tutta Italia, da Nord a Sud, da diverse regioni che - individuati focolai pericolosi - hanno deciso di isolare alcuni comuni. In Campania, Basilicata, Emilia Romagna e non solo.

(Unioneonline/L)
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