Montano polemica e malcontento tra i vertici religiosi per l'esclusione, del Decreto Conte sulla Fase 2 dell'emergenza coronavirus, della possibilità di tornare nei luoghi di culto per la celebrazione di riti e funzioni, eccettuati funerali (con un massimo di 15 persone).

Critiche al governo sono arrivate dalla Conferenza episcopale italiana, ma anche dal mondo protestante e da quello musulmano.

L'Ufficio di presidenza della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers), presieduto dal pastore Luca Maria Negro, ha indirizzato negli scorsi giorni una lettera alla ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, sull'esercizio del diritto alla libertà di culto, con particolare riferimento - ha spiegato Negro - alle esigenze delle chiese evangeliche e più in generale delle minoranze religiose, "esigenze che sembrano totalmente assenti dal dibattito di questi giorni".

"Sono d'accordo con la Cei: non è soltanto una questione di garantire il diritto di culto ma c'è anche una insensibilità nei confronti di tutti i credenti, di qualsiasi fede", dice invece l'Imam Yahya Pallavicini, presidentedella Coreis, la Comunità Religiosa Islamica Italiana, che denuncia anche una "disparità di trattamento: noi non siamo stati neanche interpellati, il Presidente del Consiglio ci convochi".

EMENDAMENTO PD - E mentre anche la Rete si mobilita (con un sacerdote sardo che ha lanciato una petizione intitolata "Vogliamo andare a messa"), anche la maggioranza in Parlamento prova a correre ai ripari.

Il Partito democratico ha infatti annunciato che giovedì presenterà in aula alla Camera un emendamento che avvia il percorso normativo per la celebrazione delle messe domenicali e dei riti delle altre religioni.

Lo ha confermato Stefano Ceccanti, capogruppo dem nella Commissione Affari costituzionali.

"E' del tutto legittimo - spiega Ceccanti - che varie confessioni religiose, superata la fase più dura dell'emergenza intendano eliminare restrizioni alla libertà di culto che possono apparire ora sproporzionate. E' altrettanto legittimo che Il Governo intenda salvaguardare in modo stringente la tutela della salute delle persone, compresa quella di coloro che intendono esercitare la libertà di culto".

"A tutt'oggi non sembrano esistere ancora soluzioni tecniche condivise - prosegue Ceccanti - che consentano di fare un deciso passo avanti, che però appare concretamente possibile. Pertanto appare ragionevole utilizzare il primo strumento normativo a disposizione, il decreto 19 che arriva in Aula giovedì, per stabilire tempi e modi della procedura. Si potrebbe prevedere che le varie espressioni di

libertà di culto siano consentite previa sottoscrizione di un protocollo di intesa tra il Governo e ciascuna confessione religiosa con modalità tali da tutelare il diritto alla salute. Posto questo chiaro fondamento normativo, i tecnici potrebbero quindi produrre insieme le norme di dettaglio".

(Unioneonline/l.f.)
© Riproduzione riservata