L'appello dei fuorisede: "Vogliamo tornare dalle nostre famiglie"
L'inflessibilità di alcuni governatori - dalla Campania alla Calabria - e le indiscrezioni sull'allentamento del 4 maggio preoccupano i fuorisede che il 7 marzo non hanno preso d'assalto treni e busPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Lora quella drammatica sera del 7 marzo non hanno preso d'assalto aerei, treni e autobus per lasciare il Nord e ricongiungersi ai familiari. Ma ora vogliono tornare a casa.
Partono dalla Calabria e si diffondono in tutta Italia petizioni online, lettere, appelli sui social. Obiettivo, chiedere al premier Conte e ai presidenti di Regione di riaprire le porte, dopo le indiscrezioni secondo cui l'allentamento delle misure restrittive del 4 maggio ancora non consentirà gli spostamenti tra regioni.
"Chiediamo il ricongiungimento familiare, è un'esigenza economica e psicologica".
Già, perché le università non riapriranno prima di settembre, e in molti fanno notare che gli italiani dall'estero possono rientrare, mentre farlo in sicurezza da Milano, Roma o Torino non è ancora possibile.
Floriana Lucà, studentessa calabrese di 20 anni a Milano, ha scritto una lettera aperta alla presidente di Regione Santelli: "Non abbiamo più ragione di stare lontani dalle nostre famiglie, dopo che abbiamo deciso all'inizio di rimanere in Lombardia per evitare di poter essere veicolo di diffusione del virus nella nostra Regione, perché la amiamo e abbiamo messo da parte il nostro egoismo per poterla tutelare".
Vivere da soli stipati in pochi metri quadri e senza l'affetto dei familiari, insomma, è diventato insostenibile. Come come è diventato insostenibile l'affitto per chi ha perso il lavoro.
Stessa richiesta arriva da molti genitori che vogliono rivedere i loro figli. La governatrice calabrese ha dichiarato di voler mantenere la linea dura sul rientro dei fuorisede.
(Unioneonline/L)