Facebook avrebbe dovuto rimuovere i video hard su Tiziana Cantone, anche senza un ordine di un giudice.

A stabilirlo è il tribunale di Napoli Nord che ha accolto parzialmente le ragioni della madre della 31enne che lo scorso settembre, a Mugnano, si è uccisa a seguito della diffusione dei filmati sul web, e che ha intentato una causa contro Facebook Ireland; ma i giudici hanno dato ragione, in parte, anche al social network e ai suoi legali che avevano presentato reclamo: non esiste alcun obbligo per la piattaforma di controllare preventivamente tutte le informazioni caricate sulle pagine.

"È una pronuncia molto equilibrata - commenta Andrea Orefice, avvocato della madre di Tiziana, Teresa Giglio - perché introduce il principio, rigettando quanto asseriva Facebook, secondo cui un hosting provider, pur non avendo un generale obbligo di sorveglianza su tutto quanto viene pubblicato sui propri spazi, deve però rimuovere le informazioni illecite, quando arriva la segnalazione di un utente. È quello che è avvenuto nel caso di Tiziana. E non deve attendere che il sia Garante della Privacy oppure il giudice ad ordinargliene la rimozione".

Ora, conclude Orefice, "auspichiamo che Facebook contribuisca, fornendone le generalità e altri elementi identificativi in suo possesso, all'individuazione degli autori delle pagine di cui è stata riconosciuta l'illiceità, i quali con le loro pubblicazioni hanno certamente contribuito in modo significativo alla diffusione capillare e globale delle informazioni che hanno portato all'associazione del nome di Tiziana Cantone al contenuto dei video incriminati".

Ieri si è avuta notizia della richiesta di archiviazione presentata dalla Procura nei confronti di 4 persone che risultano indagate per diffamazione in merito alla vicenda di Tiziana, il video:

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