«Partiamo da un dato: nel 1989, prima del crollo del Muro di Berlino, la spesa per la difesa nei bilanci dei Paesi Ue della Nato era in media del 4%. Nel 2020 si è attestata intorno all'1,3%. È stato il cosiddetto dividendo della pace, generato dal crollo del comunismo, che però ci ha indebolito sul piano delle capacità militari».

Così al QN il presidente di Leonardo Spa,  Stefano Pontecorvo. «Ora occorre ricostruire - aggiunge - servono in particolare veicoli terrestri, carri pesanti e leggeri. Ma servono anche competenze digitali per la guerra elettronica, capacità cyber e satellitari per osservazione e intelligence, senza dimenticare munizionamento e missili».

«Per questo il ministro Crosetto ha insistito sulla necessità di raddoppiare la capacità produttiva di missili. E io sono completamente d'accordo». Rispetto ai droni «abbiamo stretto una joint venture con i migliori al mondo in questo campo: i turchi di Baykar. Loro produrranno la piattaforma, noi ci occuperemo del payload, cioè del carico utile. Insieme andremo sul mercato europeo e mondiale con un prodotto di eccellenza».

La joint venture con la tedesca Rheinmetall sui carrarmati è considerata un'altra scelta strategica: «Si tratta della migliore industria europea nella costruzione di mezzi blindati e corazzati. Ma non è l'unico nostro interesse in Germania».

Il mondo è cambiato e l'instabilità non porta sviluppo,  dice poi: «Temo sbagli chi pensa ancora con gli schemi del secolo scorso: di fronte a una possibile aggressione non possiamo farci trovare impreparati. Anche perché gli Stati Uniti hanno chiarito che l'Europa deve provvedere alla propria difesa. Se un tempo potevamo contare al 100% sugli americani, oggi dobbiamo essere davvero autonomi in termini di sicurezza». 

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata