"La corruzione è l'incubatrice delle mafie" e questa, ha detto Franco Gabrielli, il capo della polizia di Stato, "è una cosa di cui dobbiamo convincerci tutti".

Le sue parole arrivano dopo la sentenza su Mafia Capitale e sono un chiaro sostegno alle tesi della procura di Roma sul processo conclusi pochi giorni fa.

"Io vedo invece un atteggiamento da scampato pericolo nei confronti della sentenza", che ha visto la condanna a 20 anni di reclusione per Massimo Carminati e a 19 per l'imprenditore Salvatore Buzzi.

Il procuratore Marco Pignatone, dal canto suo, aveva detto di "aver perso", ma di non volersi rassegnare, nonostante in aula si sia "riconosciuto che a Roma ha operato una associazione criminale che si è resa responsabile di una pluralità di fatti di violenza, corruzione, intimidazione". Insomma, ha detto Pignatone, "a Roma le mafie esistono".

Per Gabrielli, l'operato del procuratore nella Capitale "ha fornito un'interpretazione avanzata del reato e del rapporto tra corruzione e mafia. Non credo che in questo processo sia stato sconfitto". Probabilmente, ha aggiunto, "bisogna rimodellare la formulazione del reato 416 bis".

(Redazione Online/m.c.)

© Riproduzione riservata