Voleva avere un controllo totale sulla vita della moglie. È questo uno degli elementi emersi nel corso delle indagini sull’omicidio di Annarita Morelli, la 72enne uccisa martedì a Roma dal marito con un colpo di pistola.

La coppia si stava separando.

L’uomo ha confessato: poco dopo il delitto è entrato in una tabaccheria, «ho ucciso mia moglie», ha detto. Ora è in carcere a Rebibbia per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

Nel corso di una perquisizione nella casa dell'uomo a Norcia sono state trovate una serie di registrazioni audio conservate su una decina di supporti. Il materiale è stato acquisito e sarà analizzato ma, in base a quanto emerge, tra i tanti file audio ci sarebbero anche conversazioni intercorse con la vittima. Elementi che confermerebbero la volontà di controllo che l'uomo aveva nei confronti della donna. Comportamenti vessatori confermati anche dai familiari sentiti come persone informate sui fatti.

Domenico Ossoli, che era arrivato ad installare un dispositivo gps sull'auto della donna, non accettava l'idea che il rapporto fosse finito. «Piuttosto la ammazzo ma non le do la separazione», la frase che ripeteva negli ultimi tempi annunciando, di fatto, quella che poi martedì mattina è diventata una drammatica e tragica realtà.

Nel decreto di fermo il pm mette in luce «l'evidente volontà omicidiaria» dell'uomo che ha attirato la donna «colpendola a bruciapelo con un'arma da fuoco nonché l'evidente incompatibilità di quanto constatato dal medico legale sulla non volontà omicidiaria». Martedì mattina l'uomo si è recato nella zona di Fonte Nuova, comune nell'area ad est della Capitale, con lo «specifico intento di sparare alla moglie» e «la causa del femminicidio era la volontà della donna di sottrarsi al suo controllo ossessivo».

L'uomo è stato trovato in possesso anche di un borsello al cui interno c'era la Beretta calibro 7,65 pronta all'uso: nel caricatore 8 colpi ma un proiettile era stato già esploso per uccidere Annarita.

(Unioneonline/s.s.)

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