Sbarrate le porte, zittiti i suoni delle slot machines, ferma quella pallina che ha smesso di correre nella roulette. Un intero paese, quello di Campione d'Italia, exclave italiana in territorio svizzero, è letteralmente sotto choc.

Il tribunale di Como ha dichiarato il fallimento dello storico Casinò, il più grande d'Europa, schiacciato sotto il peso di un debito da 130 milioni.

Il giudice ha respinto la richiesta di un'ulteriore proroga presentata dai vertici della società e decretato il crac. Era stata la procura di Como a presentare istanza di fallimento per grave insolvenza.

Il tribunale ha nominato un pool di tre curatori fallimentari, che deve decidere se procedere con la chiusura immediata o chiedere al giudice la possibilità di proseguire con una gestione provvisoria.

Le conseguenze di una chiusura sarebbero devastanti per l'intera comunità cittadina. Il Casinò è l'unica azienda del paese, dà lavoro a circa 400 persone in un comune da 2mila abitanti.

Il Casinò è chiuso da ieri, "fino a nuovo avviso".

Roberto Samoiraghi, sindaco di un paese che ha già dichiarato il dissesto finanziario (le vicende del Casinò vanno a braccetto con quelle del comune), e che per questo è affiancato da un commissario prefettizio, annuncia ricorso.

I sindacati sono sul piede di guerra e ieri sera, nonostante il Casinò fosse chiuso, le luci le hanno accese gli oltre 400 dipendenti che hanno improvvisato una fiaccolata nei pressi della casa da gioco.

(Unioneonline/L)
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