Il giudice di Milano ha respinto il ricorso di Marica Ricutti, la mamma lavoratrice licenziata da Ikea che riteneva il licenziamento discriminatorio e chiedeva il reintegro e il risarcimento del danno.

La donna - divorziata e con due figli, di cui uno disabile al 100% - era stata lasciata a casa dalla multinazionale svedese perché non era in grado di rispettare i nuovi turni che le erano stati assegnati, dopo che era stata spostata in un nuovo reparto.

La 39enne lavorava per la società da quasi vent'anni, nello store di Corsico, alle porte del capoluogo lombardo.

Più volte aveva chiesto all'azienda una maggiore flessibilità negli orari per poter gestire al meglio li suoi impegni familiari.

"Mi hanno sempre rimpallato da una persona all'altra - aveva raccontato - allora ho deciso di fare gli orari che facevo prima".

Per il giudice che ha analizzato il ricorso, i comportamenti dell'ex dipendente sono stati "di gravità tali da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l'adozione del provvedimento disciplinare espulsivo".

L'avvocato di Ikea, Luca Failla, spiega che "la decisione restituisce la verità dei fatti a una vicenda che in questi mesi è stata interpretata in maniera strumentale e di parte, diffondendo tra l'opinione pubblica un'immagine di Ikea che non corrisponde ai valori che esprime nel suo impegno quotidiano verso clienti, dipendenti e fornitori".

(Unioneonline/F)

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