Il 13 gennaio saranno trascorsi 10 anni dalla tragedia della Costa Concordia, naufragata all’isola del Giglio causando la morte di 32 persone. Ili comandante era Francesco Schettino, che sta scontando al carcere romano di Rebibbia una pena di 16 anni di reclusione. Ieri sera sua figlia Rossella è tornata a parlare di quell’episodio e del padre per dire principalmente due cose: che le notizie divulgate da qualche testata non hanno fondamento perché l’ex comandante non ha rilasciato dichiarazioni e che Gregorio De Falco, all’epoca capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno che aveva preso l’iniziativa di coordinare i soccorsi, dovrebbe ora osservare “un religioso silenzio”.

La ragazza torna su alcuni elementi: “Incomprensibile che nell’immediatezza dell’incidente sia stata divulgata la sola telefonata delle ore 01:46, tralasciando la diffusione degli audio delle ore 00:17 e delle 00:30. Gli audio rispettivamente proverebbero sia l'improvviso abbattimento della nave che le richieste di mio padre di spostare i soccorsi sul lato dove a causa dell'abbattimento della nave erano cadute le persone in mare al fine di pattugliare l'area. In sostanza dall’abbattimento della nave come accertato dalle indagini, avvenuto alle ore 00:17, nel buio più assoluto, lo specchio di mare prospiciente il lato abbattuto dove sono state in seguito ritrovate alcune vittime non è stato pattugliato quantomeno fino alle ore 01:46, orario in cui mio padre di fronte alla nave abbattuta riceve la telefonata di De Falco che come evidenziato dai contenuti delle sue richieste sembrerebbe che ancora non avesse compreso che la nave era abbattuta e semiaffondata su tutto il lato destro”.

Quindi “queste due comunicazioni se divulgate con lo stesso tempismo e accanimento della famosa telefonata delle ore 01:46 avrebbero da subito chiarito la dinamica dei fatti che hanno causato l'uscita fuori bordo di mio padre e di tutti quelli che si trovavano sul lato destro abbattuto e poi affondato”.

“È sotto gli occhi di tutti – conclude Rossella Schettino - che mio padre sta espiando la sentenza in religioso silenzio, invito pertanto nel rispetto delle vittime a fare altrettanto. Ricordo che il 13 gennaio non è un evento da celebrare ma una triste ricorrenza che non dovrebbe lasciare spazio ad autocelebrazioni né generare onde emotive che potrebbero essere dannose per il sereno prosieguo degli iter giudiziari previsti dalla legge Italiana ed Europea. All'epoca dell'incidente ero appena quindicenne, se esiste una scala di misurazione del dolore per quanto accaduto credo che il mio sia il più prossimo a quello di coloro che sono colpiti negli affetti più cari”.

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata