Il 15 ottobre 2009, Stefano Cucchi, geometra romano di 31 anni, viene bloccato dalla polizia perché visto mentre cede a un uomo delle confezioni trasparenti in cambio di soldi. Viene portato in caserma, perquisito, e addosso gli trovano 12 confezioni di hashish (21 grammi in totale), tre di cocaina, una pasticca di sostanza inerte, una pastiglia di un medicinale (Stefano soffre di epilessia). Per lui viene quindi ordinata la custodia cautelare. Al momento del fermo il giovane pesa 43 chili, per 1 metro e 76 centimetri d'altezza.

Il 16 ottobre 2009 Stefano viene processato per direttissima. In aula ha difficoltà a camminare, a parlare, e mostra degli ematomi intorno agli occhi. Parla col padre prima dell'udienza, ma non fa cenno a botte ricevute. Il giudice stabilisce una data per una nuova udienza, una settimana dopo, e dispone che Cucchi rimanga in carcere, a Regina Coeli. In quelle ore, le sue condizioni peggiorano e viene visitato all'ospedale Fatebenefratelli, dove vengono refertate lesioni ed ecchimosi alle gambe, al viso, all'addome e al torace. I medici gli consigliano il ricovero, ma lui rifiuta. Torna in cella e muore il 22 ottobre, dopo essere arrivato all'ospedale Sandro Pertini. Pesava 37 chili.

La famiglia, che aveva chiesto insistentemente di sapere come stava Stefano, viene a sapere della morte solo quando un ufficiale giudiziario si presenta nella loro casa per notificare l'autorizzazione all'autopsia.
© Riproduzione riservata