Scopre di avere l'Hiv, ed è convinta di aver contratto il virus nel laboratorio in cui stava effettuando degli esperimenti per la tesi di laurea.

La vittima, un'ex studentessa che chiamiamo Federica (nome di fantasia) ha fatto causa a due atenei, quello dell'università di partenza, in Veneto, e quello di un'università straniera, nel cui laboratorio avrebbe contratto il virus.

La ex studentessa - l'episodio risale a sette anni fa - ha chiesto un risarcimento milionario, rivolgendosi al Tribunale di Padova, competente per l'ateneo italiano.

"Si trovava in un laboratorio per compiere degli esperimenti che coinvolgevano due università - spiega il legale Antonio Serpetti - e si è trovata ad utilizzare alcune parti inattivate di virus Hiv che, secondo la tesi sostenuta dai nostri esperti virologi, si sono ricombinate trasformandosi in infettanti e determinando il contagio della ragazza".

La terribile scoperta l'ha fatta effettuando delle analisi per donare il sangue. Da allora a Federica è crollato il mondo addosso: si è costruita una vita parallela, nascondendo la sua condizione a gran parte delle persone con cui entra in contatto.

Stando alla sequenza genetica della perizia di parte, il virus che l'ha colpita non circola tra la popolazione, ma corrisponde a quelli costruiti in laboratorio. Di qui, e dal fatto che non avrebbe avuto comportamenti "a rischio", la convinzione che il contagio potrebbe essere avvenuto proprio durante l'attività di ricerca, manipolando alcuni "pezzi" del virus.

La vicenda giudiziaria è ancora nelle fasi preliminari, anche se i giudici hanno già fissato la prima udienza. L'avvocato sottolinea che la perizia effettuata è di parte, e che ora si attende che il giudice nomini un perito che faccia ulteriori valutazioni.

Il legale della donna spiega: "Sono profondamente convinto, per gli elementi scientifici raccolti, che il virus che ha colpito Federica non circola tra la popolazione, dato che la struttura genetica, a quanto ci risulta, è di natura laboratoristica. La ragazza lavorava su particelle virali parziali, con materiale genetico parcellizzato, che quindi non doveva essere infettante. Saranno le indagini a far luce sulla vicenda, sta di fatto che la mia cliente si è infettata ed è profondamente provata e sofferente, anche se sono passati cinque anni dalla scoperta. La sua vita è stata stravolta".

Inoltre l'Hiv da laboratorio, conclude il legale, "è curabile, ma con più difficoltà, perché i farmaci disponibili sono stati sviluppati sui virus circolanti".

(Unioneonline/L)
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