Provengono da 70 diversi Paesi dei cinque continenti i 133 cardinali elettori che entreranno domani in Conclave per scegliere il 267esimo Romano Pontefice.

Nella Cappella Sistina si ritroveranno 52 cardinali europei, 37 americani (16 dell'America del Nord, 4 dell'America Centrale, 17 dell'America del Sud), 23 asiatici, 17 africani e 4 oceaniani. In totale gli elettori sarebbero 135, ma le presenze del Conclave tengono conto dei forfait per malattia dello spagnolo Antonio Canizares Llovera e del kenyano John Njue (smentito oggi il fatto che non sarebbe stato invitato).

Nel chiuso del Conclave sarà rappresentato il mondo intero: in particolare, 16 nazioni dell'Africa, 15 dell'America, 17 dell'Asia, 18 dell'Europa e quattro dell'Oceania. Si tratta dell'elezione papale più affollata e internazionale di sempre, frutto della politica "decentratrice” di Francesco in tutto il suo pontificato, di nominare sempre più cardinali dalle Chiese di frontiera e dalle "periferie" del mondo cattolico.

Ecco quindi che per la prima volta hanno cardinali elettori autoctoni 12 Stati: Haiti, Capo Verde, la Repubblica Centrafricana, Papua Nuova Guinea, la Malesia, la Svezia, il Lussemburgo, Timor Est, Singapore, il Paraguay, il Sud Sudan e la Serbia. L'Italia, da cui provengono 17 elettori, resta sempre il Paese più rappresentato, ma molto al di sotto dei 28 cardinali votanti che aveva nel Conclave del 2013, che elesse Jorge Mario Bergoglio (su un totale di 115 elettori).

L'età media dei votanti in questa tornata è di 70 anni e tre mesi, dal più giovane che è l'arcivescovo ucraino di Melbourne Mykola Bychok e ha compiuto 45 anni a febbraio, e il più anziano, che è lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, arcivescovo emerito di Madrid, che compirà 80 anni tra 10 giorni, il 16 maggio, e si può proprio dire che entri in Conclave per il rotto della cuffia. Va notata poi la presenza di 33 cardinali di 17 famiglie religiose; in numero maggiore i salesiani, cinque; quattro sia i francescani dell'Ordine dei frati minori che i gesuiti, mentre i francescani conventuali sono tre.

Esprimeranno il loro voto anche due domenicani, due vincenziani, due redentoristi e altrettanti verbiti. Inoltre un agostiniano, un carmelitano scalzo, un cistercense, un frate cappuccino, un appartenente all'Istituto secolare Pio X, un missionario della Consolata, un missionario del Sacro Cuore di Gesù, uno spiritano e uno scalabriniano.

Concluse oggi le dodici congregazioni generali, domattina alle 10 - dopo che i 133 cardinali avranno avuto tutti il proprio alloggio o a Casa Santa Marta o nell'adiacente "Santa Marta Vecchia" - si celebrerà nella Basilica Vaticana la messa “Pro eligendo Pontifice”: presiederà il cardinale decano Giovanni Battista Re, che però avendo 91 anni non entrerà in Sistina e lascerà la presidenza del Conclave a Pietro Parolin. Alle 16.20 la processione dei cardinali dalla Cappella Paolina alla Sistina, quindi dalle 16.30 le operazioni preliminari comprese la catechesi del cardinale Raniero Cantalamessa, il giuramento e l'”extra omnes” (fuori tutti) dichiarato dal maestro delle Celebrazioni liturgiche.

Da allora la prima votazione, al termine della quale la prima "fumata”. Fino all'elezione del Pontefice, nei giorni successivi sono previste quattro votazioni al dì, due la mattina e due il pomeriggio, ma con solo due fumate, nel caso nere, a fine mattinata e prima di sera. Con l'elezione del nuovo successore di Pietro si interrompe tutto ed esce la 'fumata bianca'. Il quorum per essere eletti, e arrivare così all''Habemus Papam' del cardinale protodiacono dalla Loggia di San Pietro, è dei due terzi dei votanti: stavolta, per diventare Papa, servono quindi 89 voti.

(Unioneonline)

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