La storia risale a marzo 2017 quando Marcello Cimino, clochard 45enne di Palermo, è stato cosparso di benzina e bruciato vivo mentre dormiva sotto al portico della missione di accoglienza San Francesco.

L'assassino, coetaneo della vittima e disoccupato, è Giuseppe Pecoraro – con alle spalle 2 matrimoni e 3 figli – ha confessato il delitto dicendo che sospettava che Cimino avesse una relazione con la ex moglie. Pecoraro è stato condannato all'ergastolo nel 2019 e per le due figlie di Cimino il giudice ha previsto un risarcimento – a testa –  di 50 mila euro. Ma dopo 5 anni le due, che vivono in condizioni economiche difficili, non hanno visto un euro.

L’ergastolano, che non ha denaro e non può pagare, possiede però un vecchio magazzino. Il fondo per le vittime dei reati intenzionali violenti del ministero dell'Interno prevede un massimo di 50mila euro per il risarcimento dei familiari diretti. Ad entrambe le figlie di Cimino, che all'epoca dell’omicidio avevano 15 e 17 anni, toccherebbero quindi 25 mila euro, che sarebbero erogati dal fondo. Ma la difficoltà è dietro l’angolo: il ministero non può elargire le somme finché l'immobile di Pecoraro non verrà venduto.

Per concludere una eventuale compravendita occorre una relazione notarile che, attualmente, le due non possono pagare. «Per attuare la procedura esecutiva immobiliare – dice l'avvocato che le rappresenta – bisogna pignorare il bene e poi metterlo all'asta. Ci vogliono i soldi per il notaio e poi bisognerà attendere due o tre anni per le aste sperando che il magazzino sia venduto. Abbiamo fatto un'istanza alla prefettura spiegando la vicenda ma è caduta nel vuoto».

Le due ragazze hanno aperto un conto postepay intestato a Jessica Cimino per chi volesse aiutarle a sostenere le spese. «Mio padre era un uomo buono – dice Jessica –. Ogni tanto beveva. Non aveva un lavoro e aveva scelto di vivere per strada lasciandoci a nostra madre. Ma noi lo vedevamo periodicamente. Ci diceva che abitava da un amico, non sapevamo vivesse come un barbone. Alla fine la vita di mio padre vale 50mila euro, che noi figlie forse non vedremo mai. Per questo chiediamo aiuto».

(Unioneonline/v.f.)

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