Cinque processi, due assoluzioni: le tappe del giallo di Garlasco
Dall’omicidio alla lunga sequela di procedimenti e ricorsi, che si è conclusa solo lo scorso febbraio(Ansa)
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La 26enne Chiara Poggi, impiegata laureata in Economia, viene uccisa con un corpo contundente mai ritrovato, forse un martello, il 13 agosto 2007 nella villa di Garlasco (Pavia) in cui abita con i genitori, in quei giorni in vacanza.
A dare l'allarme il fidanzato Alberto Stasi, all'epoca studente della Bocconi. «Il biondino dagli occhi di ghiaccio», così lo definiscono, sta scontando una condanna in via definitiva a 16 anni di reclusione dopo essere stato assolto nei primi due gradi di giudizio.
Lo scorso 6 febbraio la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha dichiarato irricevibile il ricorso con cui l'uomo, oggi 42enne, chiedeva di annullare la condanna. Il caso Garlasco ha avuto grande rilevanza mediatica. All'omicidio sono stati dedicati numerosi servizi tv, reportage giornalistici e persino un docufilm.
Le tappe della vicenda
Il 24 settembre 2007 Alberto Stasi viene posto in stato di fermo. Sui pedali di una bici sono state trovate tracce di Dna compatibile con quello di Chiara: per i Ris è sangue della ragazza, per la difesa può essere sudore o saliva. Il gip, dopo quattro giorni in carcere a Vigevano, non convalida il fermo e rimette in libertà il giovane: non ci sono prove sufficienti per giustificare un arresto.
Il 3 novembre 2008 la pm Rosa Muscio chiede il rinvio a giudizio di Stasi per l’omicidio della fidanzata.
Il 30 aprile 2009 il gup non emette sentenza, ma esce dalla camera di consiglio con un'ordinanza con cui dispone una superperizia medico-legale e altri accertamenti peritali chiedendo, tra l'altro, verifiche sul pc di Stasi, sul percorso compiuto dal giovane nella villetta di Garlasco quando trovò il corpo di Chiara e sull'orario della morte.
Il 17 dicembre 2009 Stasi viene assolto. Il gup ritiene il quadro istruttorio, come ha scritto nelle motivazioni, «contraddittorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell'imputato».
L’8 novembre 2011 parte a Milano il processo d'appello. La pg Laura Barbaini chiede 30 anni di carcere per Stasi, la parte civile che venga riconosciuta la sua responsabilità e il risarcimento di 10 milioni di euro, mentre la difesa punta ancora sulla mancanza di prove.
Il 6 dicembre 2011 Stasi viene di nuovo assolto dalla Corte d'Assise d'appello secondo la quale «la decisione di primo grado è immune da vizi e merita di essere confermata».
Un anno e mezzo dopo, il 18 aprile 2013, la Cassazione annulla il processo di secondo grado e rinvia gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano perché venga ricelebrato il processo. Secondo gli ermellini, nel giudizio di secondo grado erano stati “svalutati” gli indizi contro Stasi e andavano fatti alcuni approfondimenti istruttori.
Il 9 aprile 2014 si apre a Milano il processo d’appello bis.
Il 30 aprile dello stesso anno aa prima Corte d'Assise d'Appello dispone la riapertura del caso con un'integrazione dell'istruttoria dibattimentale e nuovi esami e perizie.
Il 17 dicembre 2014 Alberto Stasi viene condannato a 16 anni di reclusione dalla corte d'Assise d'Appello di Milano nel processo d'appello bis.
Il 30 aprile 2015 doppio ricorso in Cassazione contro la condanna: impugnano la difesa, che chiede di assolvere Stasi, e la pg che chiede invece di riconoscere l’aggravante della crudeltà esclusa dai giudici d’Appello.
Il 12 dicembre 2015 la Cassazione conferma la condanna a 16 anni e Stasi, accompagnato dalla madre, si costituisce nel carcere di Bollate.
Un anno dopo, 19 dicembre 2016, la famiglia Stasi chiede di riaprire il processo, secondo cui le tracce di dna trovate sotto le unghie di Chiara Poggi non sono di Stasi.
Ed entra in gioco Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, che il 23 dicembre 2016 viene formalmente indagato dalla Procura di Pavia. Il suo dna sarebbe infatti compatibile con quello trovato sotto le unghie della vittima.
Il 24 gennaio 2017 la Corte d’Appello di Brescia respinge l’istanza di revisione del processo.
Il 28 marzo 2017 il gip Fabio Lambertucci archivia l’inchiesta su Andrea Sempio.
Il 24 maggio 2017 la difesa di Alberto Stasi presenta ricorso straordinario in Cassazione contro la condanna definitiva a 16 anni di carcere, il 28 giugno dello stesso la Cassazione lo dichiara inammissibile.
Altro tentativo il 23 giugno 2020, quando i legali di Stasi depositano una richiesta di revisione della condanna, respinta il 5 ottobre dello stesso anno.
Ultimo tentativo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che lo scorso 6 febbraio ha giudicato inammissibile il ricorso di Stasi.
(Unioneonline)