Emerge anche il dramma di una donna che, stremata, ha abortito mentre lavorava nei campi, nell'inchiesta sul caporalato che ha portato questa mattina all'esecuzione di otto fermi nell'Agrigentino.

Una vera e propria organizzazione criminale che faceva arrivare in provincia lavoratori dell'Est con visto turistico per sfruttarli nelle campagne.

Caldo torrido o pioggia battente, poco importava: le vittime venivano stipate, anche in 40, all'interno di furgoni adibiti al trasporto nei campi dove - sotto il costante controllo dei caporali - lavoravano anche per 10-12 ore senza fermarsi.

A capo dell'organizzazione c'erano due donne originarie della Slovacchia che, con l'aiuto di due uomini italiani, reclutavano i braccianti nei Paesi dell'Est Europa. Si tratta di quattro degli otto fermati, mentre accertamenti sono in corso nei confronti di altre decine di indagati.

Oltre cento, secondo quanto ricostruito dalla Procura agrigentina, i lavoratori sfruttati, costretti a vivere in condizioni precarie e sottopagati.

Queste le parole del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio: "Vi era un meccanismo di permessi turistici sfruttati per far arrivare questi lavoratori che venivano poi privati del passaporto, alloggiati in case procurate dalla stessa organizzazione. Spesso lavoravano la notte. Iniziavano alle 3 e proseguivano fino alle 17 ed oltre. Le paghe erano di circa 30 euro, ma i lavoratori pagavano anche i mezzi di trasporto e gli alloggi per dormire. Il lavoro avveniva sempre sotto il rigido controllo di guardiani e abbiamo anche il caso di una donna che ha abortito durante le fatiche sui campi".

Al pm è stato chiesto anche perché la legge sul caporalato non abbia dato i risultati sperati: "L'omertà - ha risposto Patronaggio - in primo luogo, le organizzazioni criminali lucrano sul lavoro nero e chi gestisce questi giri sa di non andare incontro a denunce ed esposti. Per sfruttare il lavoro nero bisogna avere le spalle larghe, sapere che nessuno ti denuncerà. Il lavoro nero colpisce in primis gli extracomunitari, ma non solo. Danneggia anche i siciliani che faticano a ritagliarsi uno spazio lavorativo dignitoso e, in generale, rappresenta un grave danno per l'economia".

(Unioneonline/L)
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