Correvano come matti da almeno due giorni. E anche dopo lo schianto avrebbero continuato a fare video scatenando la reazione delle persone accorse a prestare aiuto.

Lo raccontano i residenti di Casal Palocco, frazione di Roma nella quale mercoledì si è verificato l'incidente in cui è morto il piccolo Manuel, cinque anni, e sono rimaste ferite la madre e la sorellina di quattro anni.

Tra chi ha visto quanto accaduto il coro è unanime: la colpa è tutta di quei quattro ragazzi dei TheBorderline, collettivo che per le sue "performance” social è seguito da oltre 600mila follower.

Il suv, guidato dallo youtuber ventenne Matteo Di Pietro, accusato di omicidio stradale aggravato e lesioni, «gli è andato addosso, ha preso la Smart da tutte e due le parti e l'ha trascinata» dice Valeria, una diciottenne che ha assistito all'incidente e che poi ripete quel che tutti sostengono: «Sicuramente correvano, non ho visto come si sono presi, ma ho visto il botto». La ragazza ha anche visto uno dei ragazzi scendere dall'auto. «Aveva una maglietta bianca, è andato verso la Smart a vedere se stavano bene. Ma nessuno gli ha risposto». Poi quei cellulari in mano, anche dopo lo schianto, circostanza riportata da diversi testimoni ma ancora da verificare.

IL PADRE DI MANUEL – Non riesce a trattenere l’enorme dolore e la rabbia il padre della vittima, Marco Proietti: «Volevo esprimere, con quel che resta del cuore mio, di Elena e della piccola, un ringraziamento a voi che avete pregato, donato e anche solo pensato al nostro Manuel strappato da 'sto mondo infame. Ti ameremo per sempre!». 

Duro il Moige, il Movimento italiano genitori, che ha depositato una richiesta formale di chiusura del canale dei TheBorderline a causa del rischio di emulazione tra i giovani. Si tratta di «contenuti pericolosi che condizionano in modo profondamente negativo i ragazzi» commenta Antonio Affinita. E aggiunge: «In pochi minuti sono state distrutte le vite di molte famiglie. C'è bisogno di più educazione civica e stradale, a partire dalle scuole».

LE INDAGINI – Intanto la Procura di Roma ha disposto una ampia attività istruttoria sull’incidente, affidando una consulenza sui telefonini dei cinque ventenni che erano a bordo del bolide blu: l’auto era stata presa in affitto da alcuni giorni forse per realizzare una sfida social da postare nella piattaforma utilizzata dal collettivo.

L'obiettivo degli inquirenti è in primo luogo quello di verificare se sul cellulare di Matteo Di Pietro, il ventenne indagato che era alla guida, ci siano video girati nella fase precedente, durante o anche successiva all'impatto.

Al consulente il pubblico ministero titolare del fascicolo, coordinato dall'aggiunto Michele Prestipino, chiede però anche altro: un'analisi approfondita dei telefoni delle altre persone, tre ragazzi e una ragazza, che erano a bordo. Nei dispositivi mobili si cercano le chat, i messaggi, intercorsi tra i ragazzi o dialoghi utili alle indagini per ricostruire quanto avvenuto mercoledì intorno alle 16 in via di Macchia Saponara, nel quadrante sud della Capitale.

Disposta anche una serie di perquisizioni: nell'abitazione dell'indagato, nel cui sangue sono state trovate tracce di cannabinoidi e non è escluso che l'attività sia legato a questo, ma anche nella sede della società TheBorderline, di cui Di Matteo era a capo del Cda e che aveva un fatturato annuo di circa 190mila euro. 

(Unioneonline/D)

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