Non fu omicidio volontario ma maltrattamenti pluriaggravati anche dalla morte della vittima. La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha annullato l’ergastolo deciso in primo grado nei confronti di Alija Hrustic, che nel 2019 nel capoluogo lombardo ha ucciso di botte Mehmed, il figlio di due anni e mezzo.

Con la riqualificazione del reato, da omicidio a maltrattamenti, e l’esclusione della tortura, l’uomo – 26enne di origine croata - è stato condannato a 28 anni di reclusione.

Hrustic è stato anche assolto dai maltrattamenti aggravati verso la moglie con la formula "perché il fatto non sussiste". Le motivazioni della sentenza sono attese tra 40 giorni.

La sostituta pg di Milano Paola Pirotta aveva chiesto ai giudici la conferma dell'ergastolo.

LA DIFESA – Il caso Hrustic era stato il primo in Italia in cui è stata contestata la tortura nell'ambito delle violenze in famiglia. "Lungi da me l'idea di dire vittoria o sconfitta in un processo dietro il quale c'è una tragedia umana incolmabile", le parole del difensore dell'imputato, l'avvocato Giuseppe de Lalla. "Al netto di ogni retorica credo che la tesi difensiva sia la più aderente a una verità processuale sovrapponibile a quella fattuale". Secondo il legale già la sentenza di primo grado metteva in luce la "lacunosità" e le "contraddizioni" nel racconto della moglie che fu testimone delle violenze.

UNA NOTTE DI TORTURE – L’atroce delitto è avvenuto il 22 maggio 2019, nell'appartamento popolare in cui viveva la famiglia in zona San Siro. Stando all'indagine della Squadra mobile, a provocare la morte del piccolo, dopo che per tutta la notte e per i due giorni precedenti aveva subito le violenze del padre, tra cui bruciature di sigaretta e ustioni con una fiamma viva sui piedini, furono alcuni colpi sulla fronte.

"Il bambino si lamentava, io non riuscivo a dormire, mi sono alzato e l’ho picchiato, l’ho visto che non respirava più, non credevo che l’avrei ucciso", aveva raccontato il 26enne agli investigatori.

(Unioneonline/L)

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