Sono arrivati alle 23.30 a Fiumicino gli attivisti italiani della Global Sumud Flotilla rilasciati da Israele dopo il sequestro in acque internazionali. Tra di loro anche Emanuela Pala, giornalista sarda di La7, che ha potuto abbracciare la famiglia arrivata da Cagliari: i genitori, la sorella Antonella, il cognato e la nipotina di cinque anni.

«Ho potuto parlare con lei per soli venti secondi, tutto sommato sta bene, e mi è sembrata ancora più determinata di prima nel voler raccontare quanto di disumano sta succedendo a Gaza», ha raccontato la sorella Antonella prima di rivederla. Una telefonata arrivata da Istanbul, dove hanno fatto scalo i nostri connazionali, arrivata dal telefono del Consolato «perché il suo Emanuela l’ha gettato in mare quando c’è stato l’abbordaggio da parte dei soldati israeliani». Altri italiani, 26 in totale quelli liberati, sono arrivati a Malpensa. In 15 non hanno firmato il foglio di rilascio volontario e devono attendere l'espulsione coatta per via giudiziaria, la prossima settimana.

Gli attivisti sono stati accolti da cori, applausi e uno sventolio di bandiere. Hanno subito raccontato di essere stati trattati «malissimo».

«Siamo esausti. Ciò che ci ha massacrato sono state le ore nelle carceri israeliane e il tragitto per arrivarci: lì abbiamo veramente capito quello che possono aver fatto ai palestinesi. Le donne erano in 15 in una cella da 4; noi eravamo in 10 in una da 7, con un solo rotolo di carta igienica, senza acqua e con il cibo mangiato per terra: e soprattutto l'aggressività e l'odio mostrati nei nostri confronti quando noi eravamo andati in pace», è la testimonianza di Paolo De Montis.

Racconta Cesare Tofani: «Siamo stati trattati malissimo. All'inizio, quando siamo stati intercettati, non sono stati molto pesanti perché dovevamo, secondo loro, collaborare per portare la barca in porto. Siamo rimasti inerti, non ci hanno usato violenza. Dall'esercito siamo passati alla polizia. Ci sono state delle angherie. Ci hanno trattato come trattano loro i terroristi, i palestinesi. Acqua avevamo quella del rubinetto. Il mangiare poco».

«Siamo provati ma stiamo bene, è stata dura», il racconto di Michele Saponara. «Ma non è mai stata così dura quanto lo è, ogni giorno, per i gazawi, i palestinesi, per tutti i popoli che vivono queste sopraffazioni, le prepotenze. Bisogna continuare a lottare: in questo momento è importantissimo proseguire a farlo per i nostri compagni che sono ancora lì; dobbiamo riportarli a casa assolutamente, è la priorità».

Saverio Tommasi, giornalista di Fanpage: «Siamo stati sequestrati da una banda armata in acque internazionali. Hanno tolto le medicine a tutti, a persone cardiopatiche, ad asmatici ed ad un signore di 86 anni al quale è stata tolta la bomboletta per l'asma. Si è sentito male, così come le altre persone. E nonostante le richieste, sbattendo forte sulle celle, un dottore non è mai stato mai mandato. L'acqua era quella del rubinetto del bagno, calda e con un sapore rancido. Il cibo era scarso».

«Personalmente – aggiunge Tommasi - a me avevano strappato letteralmente le fedi: ho dovuto litigare con il giudice e solo grazie a questo mi sono state ridate quando sono arrivato ad Istanbul con l'aereo. Gli aiuti, immagino, saranno tutti affondati assieme alle barche».

Greta Thumberg? «L'abbiamo vista dentro ed anche al porto: aveva le braccia legate e con una bandiera israeliana vicina, a presa in giro, come le violenze verbali e psicologiche che mettevano in atto sempre, a ridicolizzare, svilire, farsi una risata in momenti in cui non c'era nulla da ridere».

(Unioneonline)

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