Sei arresti per spaccio di cocaina ai clienti della “Palermo Bene”. E tra questi ultimi, secondo quanto si legge nell’ordinanza di misura cautelare, c’è l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, che tuttavia non risulta indagato.

L'inchiesta è coordinata dal procuratore del capoluogo Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido.

Il procedimento nasce da un'intercettazione disposta nell'ambito di un'altra indagine. Da qui la necessità degli investigatori di avviare gli approfondimenti che hanno poi rivelato che il ristoratore Mario Di Ferro, gestore del ristorante Villa Zito, era protagonista di una intensa attività di vendita di cocaina a una selezionata clientela, attività che svolgeva nel suo locale frequentato da professionisti, vip e politici e divenuto secondo gli investigatori un luogo di spaccio.

Di Ferro è ai domiciliari, Gioacchino e Salvatore Salomone, da cui il ristoratore secondo l’accusa si riforniva, in carcere. Per altri tre dipendenti di Villa Zito è stato disposto l’obbligo di firma.

Sono una trentina le cessioni di droga che Di Ferro avrebbe fatto in favore di Gianfranco Miccichè, ex senatore di Forza Italia ed ex presidente dell'Assemblea Regione Siciliana. I due avrebbero usato un linguaggio in codice per parlare della vendita della cocaina: per indicare le dosi avrebbero fatto riferimento, ad esempio, al numero dei giorni in cui il politico si sarebbe dovuto recare fuori sede. Conversazioni che hanno subito insospettito gli inquirenti anche per l'inverosimiglianza delle frasi pronunciate. «Ma quanti giorni sono?», chiedeva Di Ferro nell'ambito di un discorso totalmente diverso, e il politico rispondeva: «Va beh uno, che c... ne so poi io». In altri casi, invece, il politico faceva riferimento al cibo. «Che mi puoi portare da mangiare?», chiedeva. E Di Ferro: «Ci penso io».

Subito dopo le telefonate Di Ferro chiamava i suoi fornitori. La droga a volte veniva recapitata, altre volte era lo stesso Miccichè ad andarla a prendere al ristorante. Lo avrebbe fatto anche con l’auto blu della Regione Sicilia, con tanto di lampeggiante acceso.

«Prima di potere dire qualcosa devo capire cosa c'è nell'inchiesta in cui non sono indagato, ma posso dire che sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga», ha detto Miccichè.

Ancora: «Escludo in maniera categorica che io mi muova in macchina con lampeggiante acceso. Considero molto più importante nella mia vita di essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L'importante è essere a posto con la propria coscienza, e io lo sono».

(Unioneonline/L)

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