E’ “devastata”, riferisce il suo legale, ma è rimasta ancora in silenzio. Si è avvalsa della facoltà di non rispondere anche davanti al gip Rosa Fabbiano, la 58enne rinchiusa nel carcere milanese di San Vittore, accusata di aver ucciso l’anziana madre Lucia Cipriano – 84 anni – a Melzo e di averla fatta a pezzi.

Il corpo è stato trovato nella vasca da bagno in avanzato stato di decomposizione, la donna era morta da due mesi.

Ora la donna si trova in carcere con le accuse di omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere e si attende la decisione del gip che – a meno di clamorose sorprese – dovrebbe convalidare il fermo.

"UNA TRAGEDIA FAMILIARE”

“È stata una tragedia all'interno della famiglia, potete capire come ci si sente”, ha commentato il suo legale Daniele Brambilla. Il contesto, ha sottolineato l'avvocato subito dopo l'interrogatorio, è quello di “una famiglia normale”, anche se “il motivo per cui le sorelle non si siano prese cura della madre o non si siano parlate tra di loro lo devo ancora accertare”.

LA SCOPERTA DEL CORPO

La figlia minore che abita a Trento - un'altra risiede a Melzo, l'indagata a Mediglia, sempre nel Milanese - da tempo non aveva notizie della mamma. Rosa, che aveva anche le chiavi dell'abitazione, le aveva detto che era stato necessario un trasferimento in una Rsa, ma la scusa non reggeva più e non era riuscita a evitare che la sorella minore arrivasse a Melzo per capire cosa stesse succedendo. Inizialmente era riuscita a tenerla lontana dal bagno con un atteggiamento sospettoso. Alla fine, però, Rosa aveva ceduto, rivelandole di aver “fatto un disastro” e chiedendole di accompagnarla dai carabinieri.

Mentre andavano in caserma l'indagata ha avuto una crisi di nervi e ha tentato di scappare nei campi, per poi essere rintracciata dai militari. I carabinieri poi, una volta nella casa, hanno fatto la macabra scoperta. Di fronte ai militari la donna aveva fatto parziali ammissioni, per poi avvalersi della facoltà di non rispondere.

UNA DONNA ESASPERATAI

Il legale non esclude la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica: “Mi riservo di farlo quando vedrò tutta la documentazione, anche se per il contesto familiare non è usuale”. “A me – ha detto l’avvocato – non risulta che la signora non ricevesse aiuto. Le dinamiche familiari le devo capire bene anche io, so che era pensionata, ma non era vedova. Era separata”.

Per ora si ipotizza che sia stata uccisa per asfissia, non per strangolamento. Le indagini sono concentrate anche sul movente. Rosa era esasperata da una vita difficile, con un mamma afflitta da una grave demenza senile e a cui doveva badare. Così come si occupava del marito disabile, che versava in precarie condizioni economiche. 

(Unioneonline/L)

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