Il rischio di finire in zona gialla o, ancor peggio, arancione, spaventa le Regioni e i governatori chiedono a gran voce il modello austriaco: le restrizioni legate a un eventuale cambio di colore valgano solo per i non vaccinati, sul modello del lockdown deciso da Vienna.

Ma arriva l’altolà del governo: “Non è allo studio nessuna stretta sul modello austriaco”, spiegano da Palazzo Chigi, sottolineando che i dati italiani non sono paragonabili a quelli dell’Austria, che la situazione nelle terapie intensive è sotto controllo e che continua il monitoraggio dei dati, con una valutazione prevista a dicembre, ma non si vuole fare alcun tipo di allarmismo.

La proposta era partita dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, con il suo Friuli prima Regione candidata a passare in giallo: “La mia idea è che le restrizioni della zona gialla non devono valere per i vaccinati. Chi si è protetto, ha partecipato alla campagna vaccinale, limita le ospedalizzazioni e salvaguarda il sistema di sanità pubblica non può pagare un prezzo di cui non ha nessuna colpa”.

Dello stesso avviso il lombardo Fonta: “Non possiamo pensare a restrizioni per questi cittadini che hanno dimostrato fiducia, consapevolezza e senso del bene comune". E il ligure Toti: “Chiederemo al governo che le misure restrittive legate alla fasce di colore valgano solo per chi non ha fatto il vaccino”. Dello stesso avviso il calabrese Occhiuto e il piemontese Cirio.

Le Regioni si riuniranno giovedì per un confronto sul tema, mentre dubbi sulla praticabilità della proposta arrivano dai costituzionalisti.

Le differenze tra zona bianca e gialla sono sostanzialmente due: obbligo di mascherina anche all’aperto e limite di 4 persone ai tavoli dei ristoranti. Il vero spartiacque è rappresentato dalla zona arancione, con il coprifuoco, lo stop agli spostamenti tra comuni e la chiusura dei locali.

Tra le ipotesi una stretta sul Green pass: quello da vaccino potrebbe valere 9 e non 12 mesi, quello da tampone 48 e non 72 ore. Ma sono valutazioni e provvedimenti per cui bisogna attendere almeno un paio di settimane.

(Unioneonline/L)

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