Vent'anni, sardo (''della Sardegna del sud ma non di Cagliari città'', precisa il Servizio centrale della polizia postale e delle comunicazioni), ha violato il sistema informatico della Nasa ed è iscritto nel registro degli indagati di un'inchiesta aperta alcuni mesi fa dalla Procura della Repubblica di Roma. La notizia arriva da fonte autorevole: l'ha annunciata ieri il direttore della Polizia postale, Domenico Vulpiani, presentando a Roma, alla presenza del ministro dell'Interno Roberto Maroni e del capo della polizia Antonio Manganelli, il nuovo Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic). Certo, un annuncio che va ridimensionato: non è vero che il ragazzo ''era riuscito a spostare dei satelliti dell'Agenzia spaziale americana''. Era, però, riuscito a violare uno dei computer della Nasa.

L'ASSALTO Dal dipartimento sardo della Polpost, che ha seguito le indagini, nessun commento: questione delicata, parlare con Roma. L'attacco del pirata sardo, specifica dalla Capitale il Servizio centrale della polizia postale e delle comunicazioni, risale ai primi dell'anno. Un assalto isolato, a quanto risulta agli investigatori informatici, e immediatamente individuato dai responsabili della sicurezza telematica della Nasa. Comincia così un'indagine che ha visto collaborare gomito a gomito le polizie statunitense e italiana, sotto il coordinamento del pubblico ministero romano Pietro Saviotti. L'ipotesi di reato è di accesso abusivo a sistema informatico, con le aggravanti di aver colpito un sistema militare e appartenente a un Paese straniero (circostanze da cui dipende l'attribuzione alla Procura di Roma delle competenze per un reato commesso in Sardegna): il rischio, per l'hacker isolano, è una condanna che potrebbe superare i sei anni di carcere. Dettagli, al di là dell'annuncio, pochi: l'indagine, spiegano i vertici della Polpost, è ancora in corso. Conclusa la prima fase, cioè individuare il computer e l'utente da cui era partita l'infiltrazione, si tratta ora di capire se il ventenne agisse da solo o con altri. Secchione isolato o terrorista? Tutte le ipotesi, al momento, sono al vaglio.

IL PRECEDENTE Il mese scorso era toccato a un hacker svedese di 21 anni, Philip Gabriel Pettersson, nickname “Stakkato”, essere accusato di accesso illegale ai sistemi informatici della Nasa (o meglio della Ames, un centro di ricerca dell'agenzia spaziale) e della Cisco Sytems: in quel caso, lo scopo era il furto di segreti commerciali. Philip Gabriel Pettersson, per quel reato commesso cinque anni fa, quando era minorenne, rischia fino a dieci anni di prigione e una multa di 250mila dollari.

IL CNAIPIC La protezione delle reti informatiche italiane è l'obiettivo del nuovo Centro nazionale anticrimine informatico, attivo 24 ore su 24 per intervenire su reati che, dice il ministro Maroni, rappresentano una ''minaccia grave per la sicurezza nazionale, la proprietà intellettuale e la privacy'' e negli ultimi anni hanno ''assunto dimensioni molto preoccupanti''. Sotto il profilo della lotta al cyber crime , aggiunge il titolare del Viminale, ''il nostro paese non è secondo a nessuno'' e porterà il suo modello di protezione all'attenzione dei leader mondiali al prossimo G8 di luglio, in modo da metterlo a disposizione dei Paesi amici. ''Gli attacchi informatici di natura terroristica e criminale - conferma il capo della polizia, Antonio Manganelli - sono una minaccia per niente virtuale e anzi concreta che deve essere attentamente valutata anche nella dimensione internazionale, considerata la proiezione transfrontaliera dei danni, derivante dai vincoli di interdipendenza e interconnessione che legano le diverse realtà infrastrutturali''.

FERRARI E AL-QAEDA Il direttore della Polizia postale, Domenico Vulpiani ha concluso l'inaugurazione del Centro citando alcuni esempi concreti di quanto possa essere pericoloso un attacco informatico attraverso alcune situazioni in cui gli investigatori informatici italiani hanno già individuato i responsabili: lo spionaggio industriale ai danni della Ferrari e l'immissione in rete di alcuni video di Al-Qaeda. Ultimo caso citato, appunto, quello del ventenne sardo.

Marco Noce
© Riproduzione riservata