Scoppia la polemica sulle parole del candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, Paolo Truzzu, riguardo alla scrittrice Michela Murgia.

Intervistato da Klaus Davi nel suo talk Klauscondicio, l’attuale sindaco di Cagliari aveva risposto a una domanda sull’intellettuale scomparsa lo scorso agosto: «Non le intitolerei mai una via o le dedicherei un monumento, perché mi sembra un personaggio più negativo che positivo, nel senso che era una di quelle che voleva insegnare agli altri cosa dovevano pensare e imporgli in ogni caso il suo pensiero. Era una totalitaria, per certi punti di vista».

A poche ore dall’intervento di Truzzu, è arrivato il commento di Alessandra Todde, sua avversaria alle prossime elezioni: «Sono profondamente sconcertata e delusa dalle recenti dichiarazioni del sindaco di Cagliari di FdI e candidato alle prossime elezioni regionali, Paolo Truzzu, riguardo Michela Murgia», spiega la candidata del Campo largo. «Tali commenti non solo mancano di rispetto alla memoria di una figura che ha contribuito significativamente al dibattito culturale e sociale della nostra isola, ma denotano anche una pericolosa inclinazione a ridurre al silenzio le voci che si levano per promuovere riflessione e cambiamento».

Poi Todde si è soffermata sulla figura dell’autrice sarda: «Michela Murgia era una scrittrice, un’intellettuale, una voce critica che con passione e dedizione ha esplorato le complessità della società sarda e italiana, affrontando temi di rilevanza universale quali l'identità, la giustizia sociale e i diritti delle donne. Etichettarla come "totalitaria"», prosegue, «per il suo impegno nel promuovere un dialogo critico e per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione è non solo ingiusto, ma anche pericolosamente fuorviante. La diversità di pensiero e la libertà di espressione sono pilastri fondamentali di una società democratica. Attaccare queste libertà, denigrando chi le ha esercitate con coraggio e integrità, mina le basi stesse su cui si fonda la nostra convivenza civile».

Infine un messaggio diretto a Truzzu: «Lo invito a riconsiderare le sue parole e a riflettere sull'importanza del dialogo, del rispetto reciproco e della costruzione di una comunità che riconosce e celebra il contributo di ogni suo membro, anche di quelli con cui potrebbe non essere d'accordo. La Sardegna merita un futuro costruito sull'inclusione, sul rispetto e sulla comprensione reciproca».

Poco dopo, è arrivata la reazione dell’altro candidato governatore, Renato Soru, che ha citato un altro passaggio dell’intervista. A Paolo Truzzu veniva chiesto se si dichiarasse antifascista, e il leader del centrodestra aveva detto di non apprezzare le cose “anti”, visto che a suo parere la politica si faceva per qualcuno, e non contro, sottolineando come non fosse neanche anticomunista: «Dispiace che il sindaco di Cagliari non abbia il coraggio di dichiararsi antifascista e dica che non bisogna mai essere anti ma solo a favore», commenta Soru. «E metta sullo stesso piano, qui in Italia, nella nostra storia, l’esperienza del fascismo e del comunismo. Il comunismo non ha portato guerre, non ha mandato cittadini nei campi concentramento, non ha firmato leggi razziali, non ha perseguitato il dissenso, chiuso il Parlamento, cancellato la democrazia nel nostro paese. Questa è stata l’esperienza del fascismo. E sulle rovine della guerra è nata la Resistenza, la Liberazione dell’Italia, la Costituzione e la Repubblica italiana immaginata proprio affinché nessun fascismo potesse tornare in Italia. Per questo», prosegue il fondatore di Tiscali, «credo che dovrebbe essere naturale e pacifico per chiunque voglia fare politica in Italia dichiararsi nella scia della Costituzione, nella scia della Repubblica italiana, nella scia dell’antifascismo. È il fascismo», conclude, «ad essere stato totalitarista in Italia, non Michela Murgia».

(Unioneonline)

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