Tre casi di peste suina su altrettanti capi di un allevamento di Dorgali fanno ripiombare la Sardegna nell’incubo del virus. A far preoccupare, in un’Isola che sembrava essersi  liberata dalla malattia dopo decenni di embargo di carni e animali, anche un’ipotesi: i contagi scoperti potrebbero essere del genotipo 2. 

Significa che non si tratta della peste suina che ha circolato in passato negli allevamenti e nelle campagne della Sardegna, ma della tipologia che sta dilagando nella Penisola e provocando abbattimenti di massa. Importato, quindi. 

La notizia è stata data questa mattina durante la riunione della commissione Agricoltura del Consiglio regionale, convocata proprio per parlare delle misure da adottare sui maiali alla luce dei risultati (ottimi) della campagna di eradicazione. Partecipavano anche sindaci della Barbagia. 

«Le ragioni dei nostri sindaci», dice il consigliere regionale del Pd Salvatore Corrias, «sono le nostre ragioni. Dopo tanti sacrifici è tempo, per le nostre comunità, di uscire dalla riserva indiana della zona rossa, a cui ci costringe l’ultimo Regolamento di esecuzione. Chiediamo alla Giunta regionale di trovare la quadra e dare le giuste garanzie agli allevatori del Supramonte e del Gennargentu, che in essa hanno riposto le loro legittime attese. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo».

«L’individuazione dei casi», spiega il presidente del parlamentino, Piero Maieli, «significa che il nostro sistema di controllo funziona. Ora è necessario individuare l’origine del contagio». 

«Siamo davanti alla possibilità che si tratti del genotipo 2», aggiunge l’assessore alla sanità Carlo Doria, «che non è autoctono. Quindi sarebbe un caso di importazione.  Attendiamo gli esiti delle analisi». 

Il quesito cruciale, in caso di conferma dell’ingresso del nuovo virus in Sardegna, sarebbe: come è entrato? 

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