Si toglie le vesti di assassino e indossa quelle della sua vittima.

Giovanni Murru, 47 anni, rinchiuso nel carcere di Uta dopo aver ucciso, l'anno scorso a Iglesias, con dieci coltellate alla gola, la moglie Federica Madau, ha scritto un tema al quale ha dato un titolo: "Un pericolo improvviso".

Due pagine di quaderno nelle quali usa la narrativa in prima persona. Ma con un particolare agghiacciante, come lo è tutto il resto dello scritto e della tragica vicenda: Murru scrive dando voce alla giovane vittima (Federica aveva 31 anni), raccontando le modalità dell'omicidio, i momenti che lo hanno preceduto e persino le sensazioni e i pensieri provati (secondo lui) dalla ragazza in quei terribili istanti in cui lui la colpiva con il coltello.

"Mi ha chiamata anche stasera, ma vuole che salga a casa perché mi deve parlare".

Inizia così il tema allegato alla perizia che lo psichiatra Diego Primavera ha consegnato nei giorni scorsi al gup Ermengarda Ferrarese, magistrato titolare del procedimento nei confronti di Murru. L'uomo, difeso dall'avvocato Gianfranco Trullu, ha scelto il rito abbreviato subordinato proprio all'accertamento dell'incapacità assoluta al momento del tragico fatto; l'abbreviato consente all'imputato di beneficiare della riduzione della pena di un terzo rispetto a quella prevista per il reato, ma comporta che il giudizio si basi sui risultati delle indagini già svolte.

In questo caso quelle degli agenti del commissariato di Polizia di Iglesias, all'epoca dei fatti coordinati dal vice questore Fabrizio Figliola.

Nei mesi scorsi Murru aveva già scritto una lettera, nella quale si definiva "uno schifoso assassino".

Cinzia Simbula

L'INTERVISTA ALLA MADRE DI FEDERICA:

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