Iglesias, morì sul lavoro a 45 anni per il crollo del tetto di un capannone: tre condanne
Claudio Milia, il 13 novembre 2020, era rimasto vittima di un incidente nella zona industriale di Sa StoiaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Tre condanne a due anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, per gli imputati per il tragico incidente sul lavoro costato la vita a Claudio Milia, operaio di Iglesias morto a 45 anni il 13 novembre 2020 dopo essere precipitato dal tetto di un capannone nella zona industriale di Sa Stoia.
Oggi, il giudice Giulia Tronci ha pronunciato la sentenza per il processo e condannato gli imputati: si tratta di Gianluca Locci, che ora ha 48 anni, Giorgio Ciccu, 67 anni, e Gianluca Tocco, 45 anni. Il secondo è di Iglesias, gli altri due di Villamassargia. In aggiunta, il giudice ha stabilito una provvisionale a favore dei familiari della vittima di 150.000 euro per la moglie, 100.000 per entrambi i genitori e 50.000 per il fratello. Dopo l'incidente sul lavoro costato la vita a Milia, la Procura di Cagliari aveva aperto un procedimento penale per il reato di omicidio colposo, con l'aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche.
Il 13 novembre 2020 Milia, carpentiere che lavorava per conto dell'impresa locale Cq Nol Srl, era salito sul capannone della ditta Lo.Ci Trasporti Srl per verificarne la copertura in vista di alcuni lavori di ristrutturazione della campata sinistra dell'edificio, affidati all'impresa di cui era dipendente. All'improvviso, il tetto aveva ceduto sotto il suo peso e Milia era precipitato da un'altezza di 4,20 metri: caduta che gli aveva causato il decesso, per la gravità dei traumi, nonostante gli immediati soccorsi.
I familiari, assistiti dallo Studio3A-Valore e con la collaborazione dell'avvocato Serra del foro di Cagliari, avevano chiesto di far luce sulla tragedia. E, dopo un lungo processo, si è arrivati alla condanna dei tre imputati. Locci perché, come segnala la richiesta, «in qualità di titolare della ditta LO.CI. Trasporti, committente dei lavori, non ha provveduto a nominare, prima del loro affidamento, il coordinatore in fase di esecuzione dei lavori relativi all’ispezione per la verifica dell’integrità strutturale inerente gli arcarecci di sostegno della campata sinistra della copertura dell’opificio, in cui operavano due ditte contemporaneamente». Ciccu in quanto «in qualità di datore di lavoro di Milia, prima di procedere all’esecuzione dei lavori sulla copertura, non ha predisposto misure di protezione collettiva, ed essendo la copertura di dubbia resistenza, non ha adottato i necessari apprestamenti atti a garantire l’incolumità dei lavoratori, disponendo tavole sopra le ordinature e facendo uso di idonei dispositivi di protezione individuale anti-caduta».
Per Tocco, il processo è stato chiesto perché, in qualità di lavoratore dell'altra impresa impegnata nel cantiere, la 2T Società Cooperativa Sociale, «faceva uso difforme da quanto indicato nelle istruzioni d’uso e manutenzione del fabbricante della piattaforma di lavoro elevabile, utilizzata nello svolgimento dei lavori: la vittima era stata “sbarcata” sul tetto dal cestello della piattaforma condotta da Tocco, che però non era abilitata allo “sbarco”». Secondo l'accusa, tutti i tre imputati hanno concorso a causare la morte di Milia «con condotte colpose indipendenti e con violazione di norme di legge e di regolamenti per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, nonché con negligenza e imperizia».
(Unioneonline/r.sp.)