Per la seconda stagione di seguito la compagnia di Alessandro Uccheddu, il più giovane capocaccia del paese, si è imposta nella competizione di caccia grossa che vede ogni anno le 16 compagnie del paese fronteggiarsi per il maggior numero di prede abbattute. Quella di Uccheddu è stata capace di abbatterne 43 su un totale di 290 cinghiali catturati con il contributo delle 16 compagnie.

Un rituale un po' macabro per alcuni, animalisti in primis, ma anche il segno che la caccia agli ungulati a Domusnovas, come in altri Comuni, è veramente roba seria. Nulla in palio infatti se non il prestigio della vittoria e anche il diritto di lanciare sonori sfottò ai perdenti fino all'inizio della stagione successiva.

Per Uccheddu, 43 anni compiuti proprio giovedì durante la battuta che ha chiuso il calendario di questa stagione si è trattato di una doppia festa: "Il 43 forse era un segno del destino" scherza spiegando che "alla base del risultato c'è il grande lavoro di tutti e 60 i componenti, l'esperienza di alcuni veterani, una buona zona di caccia e, naturalmente, anche un po' di fortuna che non deve mancare mai".

Sul podio salgono la compagnia di Piero Lusci con 38 abbattimenti, quella di Antonello Pau con 25 e giù a scendere fino alle 2 sole prede abbattute dalle compagnie poco numerose di Marco Cera e Massimo D'Angelo e ai zero abbattimenti di quella di Bruno Musa scioltasi inoltre per vari problemi. Rispetto ai 458 abbattimenti della stagione scorsa quella appena conclusa è stata deficitaria.

Tra le spiegazioni dei cacciatori la recente siccità, l'elevato numero di cervi, che spinge gli ungulati in altre zone, e le mancate operazioni di ripopolamento spettanti alla provincia.

I cacciatori hanno notato però tante femmine gravide, fatto che porta a scommettere sulla prossima come un'annata da record. Con buona pace di chi è contrario ad una pratica spesso definita crudele.
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