Dalle strade asfaltate a quelle sterrate, dalla città ai sentieri di campagna: non c'è terreno che possa ostacolare il suo passaggio. Rigorosamente a piedi scalzi.

Si chiama Marina Scibilia, ha quarantotto anni, di professione fa l'ottico a Sant'Antioco e nella sua vita privata è fedele seguace della "Barefoot Running", la disciplina che prevede di appendere le scarpe al chiodo.

La corsa è sempre stata la sua passione che un giorno viene temporaneamente fermata per un problema al metatarso: le diagnosticano il Neuroma di Morton che decreta lo stop alle corse per l'intervento chirurgico.

La ripresa è lenta, ma la svolta arriva quando casualmente incappa nelle prime nozioni di "Barefoot Running".

Approfondisce con scrupolo la questione e decide così di dilettarsi in maniera intensa. Un libro, "Born to Run", le apre gli orizzonti. È l'inizio di un vero e proprio amore: un ritorno alle origini rivivendo il contatto diretto con il terreno: «Siamo nati scalzi - spiega - e l'uomo si è evoluto correndo scalzo».

Riccardo Sanna
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