Qui batte il sole e sugli occhi socchiusi crea caleidoscopi. Qui soffia un alito di vento e accarezza fiori viola di campo ed erbe alte sino ai polpacci. Canta la foresta di monoliti incisi dallo scalpello e inneggia a suoni astrali mentre poggiamo l'orecchio sulla pietra scolpita, con le palpebre serrate e la bocca aperta dallo stupore. Doveva essere un incontro, forse uno scontro, un faccia a faccia fra l'uomo nato dai sassi e il ragazzo delle balene. Tra rispettata tradizione e scapigliata avanguardia, se non vandalismo. Lanciata la proposta hanno subito accettato: il padre putativo con lo stesso entusiasmo del figlio ribelle, quello da pugnalare prima che ti morda il cuore. Poteva essere sterile dibattito, difesa di posizioni, al massimo roba da talk-show. Invece siamo qui in aperta campagna a sentirci spicchi di sole, lacrime di vento, mentre Pinuccio fa suonare il basalto e Crisa si tiene stretto al masso e si lascia portare via. Alla fine è stata poesia.

IN VIAGGIO C'era da capire, al termine di una settimana di dibattito su queste pagine, se gli spray che invadono la città sono arte o sterco. Se ci sono luoghi tabù o no, se bisogna fare distinzioni fra segni e segni, oppure no. Ma soprattutto perché, in un luogo magico come San Sperate, ogni tipo di espressione artistica trova dimora sui muri e nelle strade con armonia e rispetto, mentre a Cagliari è giungla cannibale. Crisa per questa occasione si spoglia del nome d'arte e indossa quello ufficiale, sale in macchina come Federico Carta, 27 anni, cagliaritano. Amato perché ha regalato alla città le balene in tinta bianca e spray nero, guardato con sospetto perché parte di un movimento che agisce senza permessi e con arroganza.
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