Il primo progetto di ricerca per la riduzione del carbonio in Italia è sardo.

Si chiama Life green sheep, si propone di ridurre il carbonio della carne e del latte ovino del 12% in 10 anni ed è stato presentato dal Consorzio di tutela dell’agnello di Sardegna Igp (Contas) e dall’agenzia Agris Sardegna con il coordinamento del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari.

Il progetto ha vinto il premio nazionale di Ricerca IG – Italia Next DOP promosso da Fondazione Qualivita.

Una giuria di 15 esperti ha valutato oltre 90 progetti di ricerca sulle DOP IGP italiane ed ha premiato quello che sta realizzando la compagine sarda. Perché? «Per la valenza scientifica del progetto, per averlo saputo sviluppare all’interno di diverse filiere DOP italiane, per il trasferimento che i partner ne hanno saputo dare al mondo produttivo e per il livello divulgativo dell’iniziativa. L’ottimo livello di divulgazione scientifica sostiene l’efficace applicazione di un progetto che risponde alla parola chiave sostenibilità con l’obiettivo di ridurre l’impronta di carbonio della carne e del latte ovino del 12% entro 10 anni».

Il premio, alla sua prima edizione, è stato consegnato nei giorni scorsi a Roma alla presenza del ministro all’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

«Un riconoscimento prestigioso che ci onora – afferma il presidente del Contas Battista Cualbu –, conferma ancora una volta la sostenibilità dei nostri allevamenti e nel caso specifico anche la qualificata rete di ricerca e innovazione che sta lavorando anche attraverso importanti progetti verso l’ulteriore miglioramento dei nostri allevamenti in chiave ambientale, rappresentando un esempio non solo nazionale ma anche internazionale”.

A presentare il progetto, che coinvolge 5 Paesi (Francia, Irlanda, Italia, Romania e Spagna) che producono il 47% della carne e il 63% del latte ovino della Ue, è la ricercatrice Agris Gabriella Serra: «Gli ovini allevati per la produzione di latte e carne producono gas a effetto serra attraverso i loro processi digestivi fisiologici. Queste emissioni rappresentano il 6,5% delle emissioni di gas serra del settore zootecnico. Tuttavia gli studi dimostrano che gli allevatori ed i tecnici hanno scarso accesso ad informazioni sulle migliori strategie da adottare per ridurre le emissioni di gas serra. D’altra parte, l’allevamento ovino può contribuire anche a regolare il clima tramite l’immagazzinamento del carbonio nei pascoli. Ciò conferisce all’allevamento ovino un ruolo importante nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nel mantenimento della redditività delle aziende. Infine, gli studi condotti finora in Europa dimostrano che, essendoci una significativa variabilità delle tecniche di allevamento, il margine di miglioramento e di mitigazione è ampio».

Da qui la sfida del progetto Life green sheep «di riuscire a ridurre l’impronta di carbonio della produzione di latte e carne ovina del 12% entro 10 anni garantendo la sostenibilità aziendale».

Il Contas ha sfiorato l’en plein, arrivando in finale anche con Versoa, progetto coordinato dal professor Giuseppe Pulina che certifica la prima carne a emissioni zero. Una novità mondiale, la certificazione dei primi agnelli di Sardegna Igp NeutryFoood® secondo i parametri internazionali (certificazione di sostenibilità totale con obiettivo di emissioni zero e benessere globale degli animali) ma «proseguirà – ha detto il professor Pulina – con la certificazione di neutralità della carne bovina suina e, successivamente, del latte ovino e caprino».

(Unioneonline/L)

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