Nessuno potrà dire che si sono persi in chiacchiere. Il cablogramma militare è sintetico come un Signorsì scandito con tanto di sigle militari d’oltremare. Nella missiva marchiata Ministero della Difesa, inviata all’omologo delle Infrastrutture nella romana Porta Pia, ci sono più gradi di ufficiali e stellette che parole. Il dono della sintesi è un missile terra-aria che non lascia scampo: potete conficcare in mare aperto le pale eoliche. I Generali di Stato, in questo lembo di terra, seviziato da almeno 70 anni, non si sono mai sentiti ospiti. L’approccio, ieri come oggi, è quello dei padroni di casa, a cui tutto è consentito, senza chiedere permesso.

Carri armati

Con l’incedere delicato di chi è abituato a sbarcare con carri armati e anfibi nelle spiagge più esclusive della costa vietata di Teulada i vertici del Ministero della Difesa non si sono fatti pregare. Quando il Capitano di Vascello, Mario Valente, Comandante della Capitaneria di Porto di Cagliari, ha diramato l’avviso di pubblicazione del progetto di invasione eolica a mare, davanti a Capo Teulada, a un tiro di missile dalla penisola interdetta, i vertici militari hanno risposto con la flemma del battito dei tacchi dinanzi ad un ordine superiore. Del resto l’area di guerra, a terra e a mare, era teoricamente fatta salva. Gli svizzeri della Repower avevano ben visto di non interferire direttamente con i vincoli militari sulla costa.

70 anni di vincoli

Per piazzare quei grattacieli, quasi 300 metri d’altezza, in mezzo al mare di Teulada, bisognava restare fuori da quell’immensa distesa di acque turchesi, già sequestrata dai militari agli inizi degli anni ‘50, con tanto di motovedette intente a “scacciare” come nemici turisti e natanti, bagnanti e pescatori, a suon di megafoni che urlano le disposizioni superiori che vietano ormeggio, balneazione e pesca in gran parte dello specchio acqueo davanti a Cala Zafferano, Cala Brigantina o Porto Scudo. Non bastava la propaggine militare perennemente imposta in mezzo al mare. Ad appena nove miglia da quel vincolo i signori del vento, in salsa svizzera, hanno ben visto di posizionare, per adesso su carta, un parco eolico da 33 aerogeneratori.

L’Isola rossa

Una distesa di pale eoliche capace di segregare sempre di più le attività della zona, a partire dalla pesca e interdire, sempre di più, quell’oasi esclusiva di mare aperto davanti all’Isola Rossa. La stessa che ha dato il nome ad uno dei piani europei più rigorosi per la tutela dell’habitat ambientale di questo territorio, tanto vietato al passeggio degli “umani” quanto concesso impunemente alla violenza guerrafondaia di carri armati e obici di ogni genere.

Rompiscatole out

I signori delle armi e del vento in questa storia sono un trait d'union senza precedenti. I primi, i generali, sono ben felici che quell’area sia sempre meno un’attrazione turistica, per non avere in mezzo al mare “rompiscatole” con barche a vela e gommoni, yacht e salvagenti, pinne e boccagli, i secondi, i cercatori di maestrale, gioiscono all’idea di condividere i divieti con tanto di Marina e Esercito di Stato. Non si spiega diversamente il parere depositato nei meandri della Capitaneria di Porto di Cagliari, che pubblichiamo integralmente, con il quale il Comando Esercito Sardegna, d’ordine nientemeno che del Capo di Stato Maggiore, da il via libera al progetto della Repower. Più che un parere è un epitaffio, tanto sintetico da indurre ad una disposizione interna tesa a risparmiare le parole, come se il “necrologio” fosse a pagamento.

Senza fronzoli

I vertici militari, sotto l’egida della «Sezione Logistica, Poligoni e Servitù militari», rinunciano ai fronzoli: «Questo Comando, acquisito il parere dagli organi tecnici, rilascia parere favorevole di Forza Armata per la realizzazione dell’opera in oggetto». Insomma, padroni a casa d’altri. Parere favorevole, come se i pescatori della zona non esistessero, dopo averli annientati a colpi di divieti e multe, come se il mare aperto qui dovesse restare eternamente chiuso e precluso. Non si sono nemmeno sprecati nelle argomentazioni. All’ordine di Stato di procedere, senza porsi nessun problema, hanno risposto con un rigoroso Signorsì. Sono stati così attenti nel predisporre il parere favorevole che hanno persino indicato come comune di competenza quello di Sarroch, che di servitù ne ha, ma petrolifere.

Benvenute pale

Se l’Esercito apre le braccia in segno di benvenuto ai nuovi occupanti del mare sardo non è da meno la Marina Militare. Il nuovo parere della Difesa è affidato all’Istituto Idrografico della Marina, l’organo dedicato al monitoraggio di quanto succede nelle acque che circondano la penisola. Le affermazioni che mettono nero su bianco dovrebbero indurre a più di una perplessità, in realtà, anche in questo caso, tutto va bene. Eppure nelle retrovie della nota scrivono che «l’area destinata all’installazione dei 33 aerogeneratori del parco eolico è attraversata da due cavi elettrici di cui uno in uso, il tracciato dell’elettrodotto sottomarino che collega la sottostazione offshore al punto di giunzione a terra si trova ad una distanza minima di 1 km dall’area di esercitazione T811 e nell’ultimo tratto dell’elettrodotto sottomarino, il cavo prima di arrivare a terra, attraversa un’area di ancoraggio Zona Echo». Non c’è da preoccuparsi l’Istituto della Marina è ligio alle disposizioni: non bisogna creare problemi.

Avanti, c’è posto

Per questo motivo il parere agli atti della procedura del progetto svizzero è l’ennesimo Signorsì scandito da una raccomandazione disarmante: «L’Istituto Idrografico della Marina esprime il proprio assenso, per quanto di competenza, subordinato all’osservanza di quanto segue: una volta terminati i lavori di posa o ogni qualvolta siano posate significative parti dell’impianto, al fine dell’aggiornamento della Documentazione ufficiale dello Stato e della Banca dati ufficiale dello Stato, si richiede l’invio del tracciato degli elementi dello stesso (cavi, pale eoliche, elementi di ancoraggio ecc.)». Insomma, fate quello che volete ma fateci sapere dove lo fate, almeno lo mettiamo nelle carte nautiche.

Vocazione turistica

Ha voglia il Sindaco di Sant’Anna Arresi, Maria Teresa Diana, a sbracciarsi sul futuro del territorio: «Nonostante la presenza di questa servitù, si tratta di una zona a vocazione turistica, avente come attrattori caratteristici la naturalità del paesaggio, e che cerca, attraverso questo modello di sviluppo, di affrancarsi in maniera sostenibile dall’avanzato processo di deindustrializzazione in atto da alcuni decenni». Il parere favorevole del Ministero della Difesa all’invasione eolica di quel tratto di costa è, dunque, l’ennesimo schiaffo ai sogni e le ambizioni del territorio. Scrive ancora il primo cittadino di Sant’Anna Arresi: «La realizzazione di questi mega progetti va nella direzione opposta alla quale i comuni del territorio stanno tendendo con le loro azioni ed i loro strumenti di programmazione, e per questo motivo si esprime una netta contrarietà alla realizzazione dell’impianto eolico in argomento».

Generali & Sindaci

Per i Generali, invece, tutto va bene: si può procedere. Poco importa se i legittimi rappresentanti del territorio, i Sindaci, hanno scolpito la propria netta contrarietà con parole forti e univoche. Nemmeno un po’ di rispetto per il Comune di Teulada, vero padrone di casa. Daniele Serra, sindaco teuladino, lo scrive senza mezzi termini nel parere contrario inviato alla Capitaneria:«I vincoli militari non sono limitati alla terraferma. Ad essi si aggiunge la forte limitazione anche degli specchi acquei antistanti il Poligono interdetti durante le attività addestrative, sia a mare che a terra, e persistono anche specifiche ordinanze permanenti che limitano transito, pesca e balneazione. La comunità di Teulada “ha già dato” in termini di rinuncia ai propri territori per le “ragioni di Stato” motivo per cui, anche ai fini di evitare che si aggiungano vincoli a vincoli, si ritiene che altre aree debbano e possano essere scelte per imporne di nuovi».

Vento & guerra

I Generali in questa vicenda, però, sono in buona compagnia. Nel documento presentato in Capitaneria dai signori del vento sul tema delle “servitù a mare”, striminzito come se fosse stato scritto anch’esso dall’accademia militare della sintesi, non si dilungano più di tanto, come se avessero già l’assenso in tasca dai vertici della Difesa. Nella relazione di accompagnamento scrivono: «Non si riscontra nessun ostacolo agli usi militari dello spazio marittimo». Peccato che facciano finta di ignorare che subito dopo i vincoli militari a mare scatterebbero anche quelli eolici. Insomma, dopo gli spazi a mare utilizzati per esercitazioni navali di unità di superficie e di sommergibili, di tiro, di bombardamento, di dragaggio ed anfibie, si innalzerebbero proprio le loro pale ciclopiche. Tra di loro, dunque, non si disturbano, anzi. Semplicemente tutti e due occuperanno, chi a colpi di missili chi con pale eoliche, almeno per i prossimi 30 anni, centinaia di milioni di metri quadrati di mare sardo, quello esclusivo davanti alle coste sempre più vietate di Teulada. Sardi permettendo.

© Riproduzione riservata