Screening oncologici, la Sardegna arranca e il ministero la boccia: «Migliorare la prevenzione»
L’Isola fa registrare un punteggio di 46,55, ben al di sotto della sufficienza fissata a 60. Solo la metà delle aventi diritto è invitata agli screening mammografici, numeri ancora peggiori sul tumore del colon-retto(Ansa)
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«In Italia, nel 2023, sono state stimate 395.000 nuove diagnosi di tumore: 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne…».
Così l’incipit de “I numeri del cancro 2023”, documento a pubblicazione annuale di AIRTUM, l’Associazione Italiana Registro Tumori. Aumentano le nuove diagnosi di tanti, troppi tumori: quelli della mammella, del colon-retto, del polmone. Purtroppo, anche in soggetti molto giovani.
Cosa si fa per evitarne l’insorgenza o quantomeno per una diagnosi precoce al fine di migliorare la prognosi? Troppo poco o talvolta niente. La parola magica sarebbe “prevenzione”. La Sardegna, però, veste la maglia "rossa" della prevenzione, cioè quella dell’insufficienza nei livelli essenziali di assistenza: 46,55 il valore notificato dal Ministero della Salute, ben al disotto del punteggio minimo di sufficienza di 60.
Gli screening per tumore della mammella, della cervice uterina, e del colon-retto, che rientrano nella categoria prevenzione secondaria, hanno delle performance disastrose nell’Isola. AIRTUM parla di una questione meridionale. Per lo screening mammografico la Sardegna garantisce l’invito solo al 50,8% della popolazione avente diritto. Numeri ancora più disastrosi per lo screening colo-rettale.
A tutto questo si aggiunge la mancanza del Registro Tumori della Sardegna, che permetterebbe di definire il contesto epidemiologico in maniera puntuale, permettendo una migliore programmazione politico-sanitaria e clinica. È arrivato il momento di interrompere le attività propagandistiche sull’importanza della prevenzione e passare all’azione: la gente, la Sardegna vuole un cambio di passo della politica.