La paura insiste. In quattordici Comuni della Sardegna le scorie radioattive sono un fantasma che ancora aleggia tra pascoli, allevamenti e colture. Paesi incontaminati, dove la natura non ha ancora subito trasformazioni sostanziali per mano dell’uomo. E così, tra i 51 siti che si ipotizzano a livello nazionale, il contributo che viene chiesto (almeno sulla carta) alla Sardegna, va a intaccare Oristanese e Giara, Marmilla e Trexenta, oltre che parte del Cagliaritano.

Otto le zone individuate, chissà perché tutte di periferia, tutte scarsamente popolate, tutte accomunate da un arretramento dello Stato, non solo in termini di servizi, che non ispira buoni sentimenti. Nell’ordine: Albagiara, Assolo, Usellus; Mandas, Siurgus Donigala; Segariu, Villamar; Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna; Nurri; Ortacesus; Guasila. Ieri è terminata la cosiddetta fase di scoping, nella quale i Comuni interessati e le Regioni potevano fare osservazioni in merito alla valutazione ambientale strategica (Vas).

E ora? Il Governo deciderà.

Tutti i dettagli nell’articolo di Lorenzo Piras su L’Unione Sarda in edicola e sull’app L’Unione Digital.

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