Video hard, sesso e cocaina nel dramma della barista suicida a La Maddalena
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Sono stati identificati e poi sono entrati nell'inchiesta sulla drammatica fine della barista di Porto Torres - suicida (in un appartamento di La Maddalena) all'alba dello scorso 5 novembre - come persone informate sui fatti, ma adesso sanno di fare parte della cerchia dei sospettati.
Il procuratore della Repubblica di Tempio, Gianluigi Dettori, da qualche giorno ha stretto le maglie delle indagini su un gruppo di giovani e su alcuni uomini di mezza età, che conoscevano la barista
Porterebbe a loro (ma si tratta, per ora, di ipotesi investigative) la storia dei video hard fatti circolare a Porto Torres, le immagini che avrebbero trasformato la vita della giovane in un insopportabile calvario di disperazione e vergogna.
TRADITA E UMILIATA - Non ci sono informazioni ufficiali, ma ormai si può parlare di persone formalmente coinvolte nell'inchiesta per istigazione al suicidio, anche se dalla Procura di Tempio arriva solo una conferma sull'ipotesi di reato.
I carabinieri di Porto Torres e Olbia (guidati dagli ufficiali Romolo Mastrolia e Andrea Asuni) si stanno occupando di persone che potrebbero avere determinato, con la loro condotta, la scelta senza ritorno della donna.
La giovane di Porto Torres, se fosse confermata la tesi del pm, diventerebbe una nuova vittima della feroce gogna alimentata dalla divulgazione di video che nessuno avrebbe dovuto avere e vedere.
Invece, la ragazza, sempre stando alla ricostruzione che prende sempre più corpo, sarebbe stata ripresa, forse anche a sua insaputa (sotto effetto di cocaina) e poi offerta agli occhi e alla curiosità di tante, troppe persone.
E lei, nelle settimane immediatamente precedenti al suicidio, ha vissuto nella vergogna e nella paura.
Ormai, le indagini dicono questo. E c'è anche un'altra terribile possibilità: qualcuno nel quale la barista aveva riposto una fiducia incondizionata, potrebbe avere contribuito alla divulgazione delle immagini.
In Procura, la parola d'ordine è quella di trovare, prima che il tempo cancelli tutto, le prove del nesso di causalità tra il comportamento di chi ha diffuso le immagini e l'ultima disperata decisione della ragazza di Porto Torres. Inoltre si cercano le conferme a un ricatto: soldi in cambio delle immagini.
Il pubblico ministero e i Carabinieri, se è possibile, stanno mettendo qualcosa in più del loro impegno per dare delle risposte ai familiari della giovane.
Ieri è stata fatta l'autopsia (affidata al medico legale Matteo Nioi) oggi ci potrebbero i primi esiti degli accertamenti. E il funerale della ragazza di 22 anni uccisa dalla vergogna.