Un lenzuolo contro la mafia e contro la sopraffazione nei luoghi simbolo come l’Asinara, l’isola – carcere che nel 1985 ospitò i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Un lenzuolo bianco è stato esposto sulla balconata della Casa Rossa, la foresteria dell’ex carcere di Cala d’Oliva simbolo della lotta a Cosa Nostra, il luogo dove i due magistrati prepararono l’istruttoria del maxi processo di Palermo.

A 29 anni di distanza dalla strage di Capaci, il 23 maggio del 1992, costata la vita a Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, il ricordo prima di tutto di due uomini, una immagine stilizzata stampata sul telo fissato dai carabinieri del comando provinciale di Sassari in uno dei luoghi dell’isola dell’Asinara più temuti dai boss mafiosi.

L’iniziativa della Fondazione Falcone e del Ministero dell’Istruzione, su idea di Alessandro De Lisi, è parte di Spazi Capaci-Comunità Capaci, un progetto di riappropriazione degli spazi urbani attraverso l’arte. Sull’isola era stata esposta una foto in bianco e nero, posizionata all’ingresso del corpo di guardia del supercarcere di Fornelli.  

Quell’immagine faceva paura anche ai boss che abbassavano lo sguardo quando passavano vicino per dimostrare che non la guardavano. La scelta di posizionarla lì era stata fatta proprio dopo le stragi del 1992, quando vennero uccisi i due magistrati e le rispettive scorte. Nell’attentato del 19 luglio in via D’Amelio perse la vita anche Emanuela Loi, poliziotta sarda, uno degli “angeli di Borsellino”, la prima donna a cadere in servizio.

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