Rabbia e resistenza ad oltranza. La parola d’ordine degli agricoltori e pastori è: non mollare. E la protesta si estende al Nord Sardegna, replicato a Porto Torres un presidio permanente simile a quello in corso da una decina di giorni a Cagliari.

Così a bordo dei loro trattori, questa mattina alle 9,20, hanno raggiunto lo scalo marittimo di Porto Torres e lì vi resterrano per almeno cinque giorni. Hanno posizionato i loro mezzi e gli striscioni, tenuti in vista con messaggi chiari contro la politica Ue: “Avvisiamo gli agricoltori che hanno semi autoprodotti e semi antichi, di porne al sicuro una parte e di distribuirne a più persone di fiducia. E’ molto importante”,si legge su uno dei cartelli piazzati davanti al porto.

Un altro messaggio è rivolto all’Europa: “Non capisco perché vogliate dare vermi per cibo ai vostri popoli invece che il nostro grano delle nostre campagne”.

Nel piazzale di fronte al molo di Ponente hanno allestito un gazebo per proteggersi dal freddo e dalla pioggia e per consumare i pasti. Una cinquantina di persone ha condiviso il pranzo, consapevoli che a turno dovranno darsi il cambio giorno e notte per proseguire la battaglia. Nel pomeriggio all'imbarco sulla nave di linea ci sarà un rallentamento del traffico. Sul posto le camionette antisommossa della polizia di Stato e le pattuglie dei carabinieri. 

Massimiliano Gobbato, 54 anni, agricoltore di Santa Maria La Palma, Alghero, tra i promotori della manifestazione. «La rabbia è tanta, questa Europa non ci fa fare niente, ci sta solo penalizzando», afferma. Poi mette in fila le richieste: «Chiediamo il rispetto dei nostri diritti, che i nostri prodotti vengano valorizzati e pagati il giusto, che ci vengano abbassate le tasse, che si abbassi il prezzo di gasolio e concime, perché così non possiamo più andare avanti».

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