Manuela Mura, 34 anni di Porto Torres, ha occhi tristi e delicati che nascondono un coraggio da leonessa. È lei che assieme agli avvocati di famiglia ha tenuto i contatti con le autorità trentine affinché il corpo di suo fratello Gian Mario tornasse a casa.

Grazie anche alla sua lotta venerdì mattina, a 50 giorni esatti dal decesso, la salma del ventitreenne sbarcherà dalla nave al porto. In giornata i funerali e la degna sepoltura, che viste le norme previste per l'emergenza coronavirus si svolgerà con pochi intimi.

Il caso di Gian Mario Mura le settimane scorse era salito alla ribalta delle cronache nazionali. Il giovane turritano, che da un anno lavorava in una lavanderia industriale del Trentino, era stato trovato il 20 marzo scorso privo di vita, dopo terribili sofferenze, nella propria abitazione di Torbole. Ma la sua morte, così è risultato dagli ultimi rilievi, è avvenuta nella tarda serata precedente, poco dopo l'ultima telefonata alla sorella Manuela, a cui a mala pena aveva detto "non ce la faccio più".

Gian Mario i giorni precedenti, con febbre e mal di testa terribile, si era recato per ben due volte al pronto soccorso di Arco, ma era stato sempre dimesso e una volta addirittura ha fatto ritorno a casa in taxi. Il tampone al coronavirus, anche dopo la sua morte, aveva dato esito negativo. Infatti Gian Mario - così hanno stabilito le prime analisi - è morto per una meningite batterica. È tuttora in corso un'indagine della magistratura trentina per far luce sulle congruità delle cure ricevute dallo sfortunato giovane, il cui corpo giaceva da settimane in una cella frigo di un obitorio di Riva del Garda. Cosa che aveva fatto storcere il naso a molti, specie alla famiglia e ai tanti amici di Gian Mario.

Finalmente anche la burocrazia trentina si è mossa, bloccata da norme farraginose e sollecitata da Manuela e dagli avvocati, nonché dall'allentamento della pressione sull'emergenza coronavirus. Finalmente quindi venerdì mattina arriverà l'epilogo di una storia tristissima e con contorni ancora da definire. Per Gian Mario si è mossa la solidarietà economica e morale di Porto Torres e non solo. Quella economica è partita - come Manuela tiene a specificare - dagli amici più stretti di Gian Mario e ha coperto i costi dei trasporti della salma. La famiglia è distrutta dal dolore, mamma Antonina non riesce ancora a parlare. Venerdì mattina avrà almeno la consolazione del ritorno del corpo di suo figlio nella terra natia, che aveva lasciato per un'occupazione stabile. Quella che non aveva mai trovato in Sardegna.
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