Una “Statua della Pace” nata già tra le polemiche tra Giappone e la Corea del Sud. È stata inaugurata questa mattina sul lungomare Colombo di Stintino, la prima in Italia, la seconda in Europa dopo la Germania.

La cerimonia si è tenuta in prossimità del Faro, un momento toccante che neppure i contrasti tra i due popoli sono riusciti ad offuscare. La scultura in bronzo è stata donata dalla Fondazione “Consiglio Coreano per la giustizia e la memoria della schiavitù sessuale militare da parte del Giappone” quale simbolo di quelle donne (circa 200mila fra i 13 e i 20 anni) che durante la Seconda guerra mondiale furono costrette a prostituirsi per allietare le giornate dei soldati giapponesi.

La sindaca di Stintino, Rita Vallebella, ha voluto commemorare le vittime delle atrocità perpetrate negli anni tra 1932 e il 1945, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti delle donne a livello globale. Ma la vicenda cui fa riferimento il monumento è una ferita ancora aperta tra la Corea del Sud e il Giappone.

Per questo, giovedì scorso, l’ambasciatore giapponese Suzuki si è presentato presso il Comune di Stintino per un incontro con la sindaca, allo scopo di invitarla a rimandare l’inaugurazione della Statua della Pace, in cui compare una scritta che accuserebbe il Giappone di non aver riconosciuto quei crimini e di non aver proceduto ai risarcimenti nei confronti delle famiglie delle donne vittime di violenza. Versione però respinta dal Paese del Sol Levante che, invece, dichiara il contrario, affermando di aver riconosciuto quei crimini e soprattutto di aver già attivato le procedure per il riconoscre le indennità di risarcimento.

«Sono pronta ad appurare questo con l’ambasciatore coreano, perché voglio conoscre la posizione ufficiale di Seul, considerando che ho interesse che le notizie siano date in maniera corretta. Ma ritengo che al centro di questa giornata ci siano le donne e le violenze consumate su di loro in tempo di guerra e le vittime coreane che in questo momento celebriamo rappresentano tutte le donne del mondo, comprese quelle che adesso subiscono violenze, come le cittadine ucraine, palestinesi e africane». 

La “Statua della Pace” raffigura una giovane donna coreana seduta su una sedia, con accanto un’altra sedia vuota.

Alla cerimonia erano presenti, oltre alla prima cittadina di Stintino, Na Young Lee, la docente di sociologia dell’Università di Seul e presidente della Fondazione donatrice della statua, la sindaca di Erula, Marianna Fusco, il vicesindaco del Comune di Sennori, Elena Cornalis, l’assessore all’Ambiente di Porto Torres, Massimiliano Ledda, l’assessore regionale al Lavoro, Desirè Manca, la sindaca di Fonni, presidente dell’Anci Sardegna, Daniela Falcone.

Presenti anche le autorità per la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza regionale: Simona Corongiu, rappresentante regionale della Autorità per i diritti e le pari opportunità, Speranza Piredda, presidente dell’associazione contro la violenza delle donne. E ancora: l’associazione di rete di avvocatesse di Sassari per la difesa dei diritti sulle donne, Gabriella Bartoletti, presidente Inner Wheel di Sassari Castello, Daniela Guadalupi della Fondazione Aiuti per le ricerche delle malattie rare, Carla Puligheddu, garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, il Coordinamento tre Donne di Sardegna e Anna Soro, avvocato delle pari opportunità del consiglio dell’ordine forense in Sardegna. 

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