Cinque anni di reclusione. È la condanna sollecitata dalla pm Erica Angioni, oggi in tribunale a Sassari, contro Maria Franca Lupino, ex direttrice della comunità alloggio “Noli me tollere” a Sorso. La donna è imputata per omicidio colposo, accusa nata dalla morte di Rosalba Scognamillo, 82enne deceduta nel giugno 2020 in seguito a una caduta avvenuta proprio nella struttura dove era ospite da qualche giorno.

Per la sostituta procuratrice, Lupino è responsabile sotto diversi profili, a partire dal fatto che la comunità alloggio non poteva accogliere persone non autosufficienti come l’anziana, affetta da demenza senile e con patologie che ne invalidavano la capacità di mantenere l’equilibrio fisico. Pur consapevole, secondo la magistrata, dei problemi della donna, la direttrice non predisponeva per lei le misure di tutela necessarie. Scognamillo cade così dalla sedia a rotelle nella sala comune, dove era da sola, e sviluppa un trauma che, quattro giorni dopo, il 17 giugno di 5 anni fa, le farà perdere la vita a causa di una encefalopatia acuta diagnosticata in seguito dal medico legale.

Angioni sostiene che Lupino, nonostante l’evidenza del trauma subito dall’anziana, non allerta il 118, né la guardia medica o il medico di base, impedendo così un intervento sanitario che avrebbe potuto aiutare l’ospite. Nell’arringa durata oltre un’ora e mezza la sostituta procuratrice ha ripercorso le testimonianze processuali del personale che, al tempo, lavorava al “Noli me tollere”. Una di queste in particolare ha ricordato come Scognamillo che, in precedenza, appariva spesso agitata perché mal tollerava la permanenza nella struttura, poco prima di morire, e dopo la caduta, non rispondeva più ad alcuno stimolo, evidenza giustificata da Lupino con la sedazione. Nell’inquadrare il contesto della comunità la pm si è soffermata poi su quanto riportato in Aula da una ex dipendente che aveva riferito di presunte violenze contro gli ospiti che, oltre a venire picchiati, sarebbero stati lavati con la candeggina. Pur escludendo il dolo eventuale, la sostituta procuratrice ha accusato l’imputata, in conclusione, di non aver posto un argine alle condizioni dell’82enne né prima né dopo la caduta ritenendo infine che Lupino non debba contare su alcuna attenuante.

Marco Manca, avvocato di parte civile, ha chiesto la condanna, in conformità alle conclusioni della pm, domandando il risarcimento del danno e una provvisionale da 20mila euro. Gianmario Fois invece, legale della difesa, ha ribattuto alle accuse sostenendo che la responsabilità dell’episodio è, a suo parere, da imputarsi al medico di base della donna. Nonostante le ripetute sollecitazioni, così riferisce Fois, il professionista non si era presentato al Noli me tollere, apparendo soltanto quando la sua paziente era ormai morta. Oltretutto, continua l’avvocato, gli anticoagulanti assunti dalla donna hanno impedito di far emergere la gravità di quanto era successo anche sul viso, dove si ravvisava soltanto un piccolo livido. «Lupino ha preso la donna nella comunità alloggio per aiutarla- conclude -Non c’era posto da nessuna parte, in particolare nella Rsa, visto che Scognamillo non poteva permettersi finanziariamente una struttura adeguata». La giudice Silvia Masala ha rinviato a gennaio per le repliche e la possibile sentenza.

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