Scarichi a mare a Porto Torres, gli ambientalisti: «Ennesino schiaffo ambientale»
L’associazione “Tuteliamo il Golfo dell’Asinara” contro il progetto Eni RewindPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si riapre la questione ambientale a seguito della richiesta presentata da Eni Rewind Spa per lo scarico delle acque di falda direttamente a mare, nel porto industriale di Porto Torres, una istanza oggetto di un iter autorizzativo in corso, nell’ambito della Conferenza di Servizi relativa al riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) della società.
Le maggiori preoccupazioni sono espresse dagli ambientalisti dell’associazione “Tuteliamo il Golfo dell’Asinara”, presieduta da Giuseppe Alesso: «Questo permetterebbe ad Eni di conferire direttamente a mare le acque in uscita dal Taf, ovvero l’impianto che tratta le acque di falda pesantemente inquinate da metalli pesanti e diverse sostanze cancerogene», sottolineano.
Eni afferma che i livelli di inquinanti delle acque in uscita dall’impianto sono perfettamente conformi alle norme sugli scarichi a mare. Inoltre a garanzia della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini è previsto un loro sistema di monitoraggio su tali acque con condivisione dei dati con gli enti di controllo. Attualmente le acque trattate vengono conferite presso il depuratore del Consorzio industriale provinciale di Sassari che ha espresso parere negativo sul nuovo punto di scarico Sf2, dove vengono convogliate già le acque trattate dal depuratore consortile. Un ente terzo e pubblico che può eseguire analisi indipendenti. «Approvare tale modifica consentirebbe ad Eni di sottrarsi a tali controlli risparmiando circa 3 milioni l’anno», afferma Alesso, che ricorda come «la multinazionale sia stata già condannata con sentenza passata in giudicato per disastro ambientale nel nostro territorio, e ricordiamo i ricorsi persi al Tar e al Consiglio di Stato, procedure portate avanti nel tentativo di non assumersi le proprie responsabilità circa lo stato di pesante contaminazione di suolo e falda». «Ricordiamo inoltre – prosegue – che la stessa Ispra dichiara, nella sua relazione circa l’individuazione del responsabile dell’inquinamento del Sin di Porto Torres che: "Tali plurime forme di aggressione all'ecosistema e alla salute umana, si configurano per l’intensità e la severità degli impatti, per l’ampia estensione delle aree interessate, per il lungo protrarsi dei fenomeni di contaminazione e per le conseguenze prodotte alla salubrità dell’ambiente e alla salute umana quale fenomeno di disastro ambientale».
La posizione espressa dagli ambientalisti è in linea rispetto alle decisione prese dal Cips e dal Comune di Porto Torres. «Riteniamo che anche la sola esperienza che questo territorio ha avuto con Eni dal 1982 ad oggi circa le garanzie di rispetto ambientale dimostrate dalla multinazionale, anche quando era un’azienda di Stato, sia sufficiente per considerare la richiesta irricevibile», aggiunge il presidente di “Tuteliamo il Golfo dell’Asinara».
«Le garanzie ambientali, spesso ineccepibili nei progetti sulla carta, poi non sono tali nella realtà. Dispiace – conclude Alesso - prendere atto dei pareri positivi degli enti di controllo ambientale che ben sanno quanto siano stati inefficaci le garanzie ambientali fino ad oggi e che la valutazione su tale richiesta non venga fatta tenendo conto della reputazione ambientale che il colosso industriale si è guadagnata in quarant’anni di presenza a Porto Torres. Rivolgiamo un appello a tutti i rappresentanti istituzionali affinché impediscano un ulteriore schiaffo ambientale a questo territorio».