Sant’Antonio Abate a Sassari, messe dimezzate e chiesa in difficoltà: «Fedeli sempre meno e delusi»
L’Arciconfraternita fatica a mantenere vivo uno dei simboli del centro storicoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La messa è finita, anzi dimezzata. Nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Sassari le celebrazioni sono state ridotte a tre giorni la settimana e le conseguenze sono palpabili. «I fedeli sono amareggiati- afferma Mario Dau, priore dell’Arciconfraternita dei Servi di Maria che gestisce gli spazi- E non si fanno più vedere». L’edificio, risalente al 1700, era presente in embrione da un secolo prima con la cappella dell’Addolorata, di proprietà della Confraternita. Nel tempo è divenuto un punto di riferimento per Sassari Vecchia, oltre che epicentro per eventi che coinvolgono tuttora la comunità, dal Settenario dell’Addolorata alla partecipata festa di San Giovanni Battista.
«Vengono tante persone ma rispetto al passato sono di meno e, purtroppo, diminuiscono anche le offerte». Denaro come sterco del diavolo, così asserivano i padri della chiesa, ma oggi è anche l’unico mezzo per pagare le bollette. «Ci autofinanziamo - spiega Dau, che ogni mattina apre la chiesa - e abbiamo un contributo comunale». Non basta, perché le esigenze sono più d’una e impellenti per l’edificio che appartiene al ministero degli Interni. “Intanto ci piove dentro”, e il priore indica le volte ammuffite da cui proviene l’acqua che sgocciola sul marmo e le icone sacre. Da un paio d’anni il problema si è aggravato, e in assenza di fondi rimarrà insoluto. Idem per gli affreschi della cappella dell’Arciconfraternita, scoperti qualche anno fa e risalenti al 1600, con il loro tema dell’Annunciazione. «Abbiamo dovuto interrompere il restauro, non avevamo più soldi». L’opera è oggi visibile a chiazze, insieme alle altre nicchie in cui trovano ricetto provvisorio i candelieri dei Piccapietre, Sarti e Contadini mentre i Macellai vorrebbero restare lì. La storia della chiesa di Sant’Antonio Abate è quella di altri edifici sacri ma potrebbe essere diversa.
«È vero che il centro storico si sta spopolando ma in tanti vorrebbero venire ma non possono, con tre messe la settimana e nessuna la domenica, che era quella associata a noi». Sant’Antonio Abate sta in piedi grazie all’Arciconfraternita, protagonista di tante vicissitudini nei secoli, con strascichi pure nei tribunali, per il riconoscimento del proprio status. Contrasti in particolare coi Francescani fino ai giorni nostri in cui è rimasto solo il sodalizio dopo l’uscita di scena dei Frati Minori. «Siamo dispiaciuti di non poter venire incontro ai fedeli» dice Dau mentre passa vicino al simulacro di San Giuda Taddeo la cui festa, il 28 ottobre, è una delle più sentite a Sassari. «Lui è il santo dei casi impossibili a cui ci si rivolge per chiedere una grazia». Forse ascolterà anche le preghiere che provengono dalla chiesa del centro storico.
