Un pugno a freddo mentre l'agente della polizia penitenziaria lo sta scortando nel corridoio del carcere di Bancali. Il boss di Cosa Nostra Leoluca Bagarella, 79 anni, ha nuovamente aggredito un poliziotto della struttura carceraria di Sassari, dove è rinchiuso in regime di 41bis.

Le immagini forti di un video esclusivo - che risalirebbe a qualche mese fa - sono state pubblicate da L'Espresso.

I due camminano affiancati e parlano: l'agente ha in mano quello che sembra un metal detector, ad un certo punto si fermano e Bagarella, che appare in perfetta forma fisica, affonda un pugno in pieno volto dell'agente. In suo soccorso arriva un collega che blocca il boss corleonese che tenta di scagliarsi ancora contro il poliziotto colpito.

I PRECEDENTI – Già nel gennaio dello scorso anno, Bagarella aveva aggredito con un morso un agente del Gom della polizia penitenziaria sempre nel carcere sassarese. Un'aggressione avvenuta mentre il detenuto veniva accompagnato nella sala delle videoconferenza, da dove avrebbe dovuto assistere a distanza all'udienza del processo in corso davanti alla Corte d'Assise di Palermo sulla trattativa Stato-mafia.

Leoluca Bagarella, in carcere dal 1995 dopo una lunga latitanza, ha un centinaio di omicidi sulle spalle ed è considerato l’esecutore materiale di delitti eccellenti: anche lui fra gli stragisti che hanno sostenuto e organizzato gli attentati di Falcone e Borsellino e poi quelli di Roma, Milano e Firenze, accanto ai capimafia Giuseppe Graviano e Filippo Graviano.

Ora le immagini sono al vaglio della Procura della Repubblica di Sassari. 

L’AVVOCATO – "Non ho notizie dirette – è il commento di Antonella Cuccureddu, l’avvocato di Bagarella – ma sono certa che se fosse accaduto nei termini riportati non sia affatto da interpretare come una manifestazione di aggressione ma che derivi piuttosto da uno stato fisico gravemente compromesso e da un malessere tale da condizionare le sue condotte". "Il signor Bagarella – aggiunge il legale – da oltre 3 anni ha gravi problemi di salute noti al direttore del carcere. Con numerose istanze sono state sollecitate visite specialistiche ed esami strumentali che avrebbero consentito la formulazione di una diagnosi, la somministrazione delle terapie, e l'adozione delle soluzioni più adeguate per l'espiazione della pena nel rispetto dei principi costituzionali".

"La magistratura di Sorveglianza - sottolinea - con più provvedimenti ha chiesto al carcere di attivarsi affinché fosse sottoposto agli esami clinici indispensabili e fosse inviata relazione sanitaria con la diagnosi. Ebbene a tutt'oggi non si ha notizia che siano stati eseguiti. Quindi da più di tre anni, vi è in carcere una persona anziana, gravemente malata, senza una diagnosi e di conseguenza senza cure mirate. Spero che l'amministrazione penitenziaria abbia adottato tutte le misure necessarie a garantire il diritto alla sua salute e auspico che tutte le Autorità preposte si attivino per le opportune verifiche”.

(Unioneonline/v.l.)

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