Sembra attenuarsi il rischio di contagio da Covid per la maggior parte dei pellegrini che il 28 ottobre sono arrivati da Medjugorje.

Sono quattro attualmente le persone ancora ricoverate nel reparto di Malattie infettive dell'Aou di Sassari: tre di loro supportati nella respirazione dal casco Cpap. Il quarto è un contatto, contagiato dunque in Sardegna. Al momento le loro condizioni sono considerate stazionarie e probabilmente non avranno bisogno del trasferimento in terapia intensiva.

C’è preoccupazione però per i contatti, un migliaio complessivamente. Il servizio di Igiene pubblica dell'Ats sta lavorando per capire quante possano essere le persone da sottoporre a tampone e a quarantena.

IL PELLEGRINAGGIO – Trenta i casi Covid accertati su un gruppo di 167 persone provenienti da diverse parti dell'Isola, ma concentrate soprattutto in Gallura. In prevalenza non erano vaccinati e in gran parte over 60, proprio come quelli finiti a Sassari, residenti tra Aggius, Luogosanto, Bassacutena e Tempio Pausania.

Il tour in terra bosniaca, durato cinque giorni, era il primo a Medjugorje dopo due anni di stop legato alla pandemia. I 167 partecipanti erano decollati da Olbia e atterrati a Spalato, in Croazia. Fino a quel momento la Bosnia Erzegovina era tra i Paesi raggiungibili anche a fini turistici, purché da viaggiatori in possesso di Green pass come tutti i pellegrini sardi, ai quali il Codice QR è stato controllato al check in, poi a Spalato e da ultimo al confine tra Croazia e Bosnia.

La Bosnia è poi passata tra i Paesi nei quali il ministero della Salute vieta i viaggi a fini turistici: per questo motivo i pellegrini prima di ripartire sono stati sottoposti a tampone, risultato negativo in tutti i casi, e obbligati alla quarantena fiduciaria fino a dieci giorni dopo il rientro. Qualche giorno dopo l’arrivo nell’Isola, però, ci sono stati i primi sintomi.

(Unioneonline/D)

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