Porto Torres, i diportisti scaldano i motori
"In molti sono stati colti alla sprovvista perché avevano la barca in un'altra località"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Misure di confinamento sociale che si allentano e la Fase 2 che consente alle persone di riprendere possesso delle loro imbarcazioni. Inizia a respirare l'attività diportistica nella città rivierasca di Porto Torres. Questa mattina gli armatori hanno potuto accedere alle loro barche, ferme in porto da due mesi, ma solo per le dovute manutenzioni.
"Un'attività dove, con i dovuti dispositivi di sicurezza, il rischio di contagiare e o essere contagiati quando siamo in mare è pressoché nullo - lamentano i diportisti - e quindi ci auguriamo che Governo e Regioni possano mettere in campo protocolli specifici per rilanciare l'attività".
Manutenzione, ormeggi e messa in sicurezza: tutto consentito dalla nuova ordinanza. "Il problema è che molti diportisti sono stati colti alla sprovvista perché avevano ormeggiato la barca in un'altra località al momento del lockdown, ora devono recuperare l'imbarcazione da altri porti e pensare di manutenzionarle e metterle in sicurezza", sostiene Mauro Scorzato, 60 anni di Porto Torres, proprietario della barca a vela Esmeralda, un natante di 10 metri ormeggiato nella ex darsena interna pescherecci del porto commerciale.
"Per noi restare fermi per tutto questo tempo è stato molto spiacevole - aggiunge - anche perché questa barca è frutto di un sacrificio durato una vita. L'ho comprata con la liquidazione della pensione e ci tengo molto, anche se tenerla in questo porto ha voluto dire poterla controllare ogni giorno. Mi rendo conto che ancora peggio è stato per chi dal continente ha lasciato qui la barca senza poter fare la manutenzione necessaria".